Venti milioni di euro e oltre due anni di lavoro. Ecco quanto servirà solo nella prima fase per avviare la bonifica della zona falcata. È quanto emerge dal progetto di fattibilità tecnico economica fatto realizzare dall’Autorità di sistema portuale dello Stretto a proposito della rimozione delle fonti primarie e secondarie di inquinamento dei terreni della falce. In oltre tre mesi di fitto lavoro la Hp3 engineering ha censito tutti i materiali contaminati e contaminanti che vanno rimossi e portati in discarica. «L’obiettivo – spiega il presidente di Adsp Mario Mega – è quello di eliminare tutto ciò che produce inquinamento e poi verificare nuovamente i livelli di contaminazione del terreno». E, a quel punto, sperare di poter tornare a utilizzare tutta quella preziosa area in maniera collettiva. I numeri danno un’idea più precisa di che tipo di operazione sia in cantiere. «Sono state trovate circa 40.000 tonnellate di materiale che deve essere smaltito – prosegue Mega –. 25.000 sono terra e rocce un terzo delle quali è ritenuto pericoloso. 15.000 tonnellate sono di rifiuti misti, in gran parte però non pericolosi». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina