“Dalla parte dei migratori. Quarant’anni di antibracconaggio sullo Stretto di Messina”. È con una cerimonia di premiazione al Centro polivalente dei Colli Sarrizzo, alla presenza della prefetta Cosima Di Stani, della questora Gabriella Ioppolo e dei rappresentanti dei corpi di polizia presenti con le più alte cariche militari regionali di Sicilia e Calabria, della provincia e della città metropolitana di Messina che sono stati celebrati i 40 anni dell’Antibracconaggio sullo Stretto. Se merito va conferito, per la tenacia con la quale hanno portato avanti il progetto a difesa dei rapaci, lo si deve all’impegno di Anna Giordano e Deborah Ricciardi. In tanti si sono accompagnati nell’arco di oltre quarant’anni alle due leader di quello che può essere definito il “movimento per la vita”, al punto che il rapporto dei rapaci uccisi è diminuito pari quasi a zero. A introdurre la cerimonia Domenico Aiello, responsabile della tutela giuridica della Natura WWF Italia. Hanno preso la parola Giovanni Dell’Acqua, dirigente del Servizio 13 di Messina, raccontando di «un percorso rivoluzionario che dal bracconaggio ha ridotto l’attività venatoria illegale a sparuti interventi». Poi il turno di Anna Giordano: «Per festeggiare i quarant’anni dell’antibracconaggio è venuto spontaneo un ringraziamento alle forze dell’ordine. Un riconoscimento a quanti hanno contribuito a consolidare il rispetto di una legge dello Stato, disattesa impunemente, senza controllo su questi monti meravigliosi, in pieno demanio, a volte addirittura dentro la città e i paesi. Questo è un riconoscimento anche a nome dei falchi». Dalle immagini che scorrono nei lunghi anni di attività saltano agli occhi le tavole con i chiodi sotto le ruote dell’autovettura di Anna, i colpi di fucile che ne hanno bucato il vetro anteriore e il messaggio intimidatorio dell’autovettura incenerita da fiamme dolose. Il coraggio non basta mai. Abbiamo chiesto ad Anna Giordano, come si vigila su un territorio così ampio? «Bisogna girare notte e giorno. Quando ancora non c’erano i cellulari andavamo alla ricerca di cabine telefoniche, assolutamente inesistenti sulle colline, per avvisare le forze dell’ordine. Un anno ricordo che tra Calabria e Sicilia ho percorso in due mesi 13 mila km per favorire l’attività di repressione e prevenzione. È stato faticoso, ma conoscevamo gli sterrati, gli angoli, le valli». La presenza sul territorio è risultata fondamentale per contrastare i cacciatori, per anni indisturbati provocatori di stragi di rapaci in migrazione. La città dello Stretto rappresenta il naturale crocevia dei flussi per l’Europa. Gli uccelli migratori che trasvolano sulla sua caratteristica forma a collo di bottiglia la attraversano per andare a riprodursi o a cercare cibo principalmente nei paesi nordeuropei. Le distanze da coprire sono anche di migliaia di chilometri. «È una giornata bellissima – ha detto Deborah Ricciardi –. Abbiamo potuto rendere i giusti meriti a quanti in questi 40 anni ci hanno permesso di salvare tantissime specie. A quanti hanno trasformato lo Stretto di Messina da zona di morte a zona di studio, ritrovo di appassionati che vengono da tutto il mondo. Di avere creato una svolta, una differenza sostanziale». Poi la premiazione, iniziando dalla prefetta Cosima Di Stani, che ha ribadito «l’importanza del connubio tra pubblico e privato, con l’impegno delle forze di polizia nel mantenere presente l’allerta sui temi ambientali». Premi per la questora Gabriella Ioppolo, il comandante della polizia metropolitana di Messina Giovanni Giardina, che ha ritirato il premio anche in rappresentanza del comandante Stefano Blasco per la Polizia Municipale. E poi il comandante della Guardia di Finanza Gerardo Mastrodomenico, il comandante provinciale di Messina colonnello Marco Carletti, il comandante della Regione Carabinieri Forestale Calabria Giorgio Borrelli, il comandante del Nucleo operativo Cites e della Squadra operativa reati in danno degli animali “Soarda” Domenico Tedesco, il dirigente del Corpo Forestale regionale siciliano Giovanni Cavallaro e il dirigente del Dipartimento Sviluppo rurale Giovanni Dell’Acqua. Il momento clou dell’incontro è arrivato proprio al termine quando, dal balcone del Centro Polivalente dei Colli Sarrizzo, si sono alzati in volo due rapaci, feriti dai cacciatori e guariti grazie all’intervento del Centro Recupero per la Fauna selvatica di Forte Ferraro. Una poiana è stata così liberata dal balcone del Polivalente dal colonnello Giorgio Borrelli; un gheppio invece ha spiccato il volo dalle mani del comandante Domenico Tedesco.