Un gruppo di donne decide di cambiare la legge per prendere le redini del governo. Fingendosi uomini entrano in Parlamento facendo approvare un provvedimento che dà loro il potere. Provano a gestirlo al grido di “tutto in comune” in un crescendo di equivoci, colpi di scena e capovolgimenti di fronte. Prende spunto dalla nota commedia di Aristofane “Le donne al Parlamento” lo spettacolo in scena al teatro Piccolo Shakespeare, struttura nata all’interno del carcere di Gazzi, che nel titolo reca adesso anche “ieri, oggi e domani” come una sorta di aggiornamento temporale. Sul palco ci sono le studentesse del progetto “Liberi di essere Liberi” e le detenute di alta sicurezza del laboratorio teatrale diretto dal regista Tindaro Granata che insieme a Daniela Ursino, direttrice artistica, ha ideato lo spettacolo che si ispira ad un lavoro della regista Serena Sinigaglia.
Una rappresentazione nata per parlare di donne in senso ampio che, nella trasposizione di Granata porta in scena anche una ricerca sulle Madri costituenti ed è un invito a credere sempre nei sogni. Dopo una rappresentazione a dicembre, si alza il sipario del Piccolo Shakespeare per un pubblico composto da studenti degli istituti Minutoli, Ainis, Bisazza che aderiscono al “Tavolo permanente della legalità” e da tanti emozionati genitori delle studentesse.
Ancora una volta il palco è stato l’incontro speciale tra due realtà: quella del carcere che si apre all’esterno nell’ambito di un progetto educativo e quella delle studentesse delle facoltà giuridiche che hanno aderito al progetto “Liberi di essere Liberi” nato da un protocollo tra la casa circondariale e l’università per conoscere la realtà del carcere attraverso l’arte e che adesso vede la partecipazione attiva degli studenti ai laboratori teatrali. Due realtà distanti che sulla scena si avvicinano.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina
Caricamento commenti
Commenta la notizia