Caccia ai fantasmi o operazione chiarezza, chiamiamola come vogliamo ma resta quello che sarà: il tentativo di far emergere tutte quella fascia di evasione, totale o parziale, dal tributo della Tari, senza la quale, chi paga, non dovrebbe fare i conti con la tassa sui rifiuti fra le più care d’Italia. L’assessore al contrasto all’evasione ed elusione fiscale Roberto Cicala ha presentato ieri lo studio sul Tax Gap, cioè il divario fra quanto viene effettivamente incassato e quanto si incasserebbero in un regime di perfetto adempimento. E a Messina questo gap, sembra ad una prima analisi, molto significativo. L’obiettivo dell’amministrazione è quello di “pulire” e arricchire l’attuale banca dati della Tari di tutte quelle utenze e quelle specifiche che la renderebbero più aderente con la realtà cittadina. Alla base dell’azione c’è il confronto fra i dati in possesso dell’ufficio Tributi e quelli di altri altri archivi elettronici che evidentemente non sono ancora collegati fra loro. Lo studio e le successive azioni punta al corretto inserimento nella banca dati Tari di tutti gli immobili e le aree scoperte suscettibili a produrre rifiuti per distribuire equamente la tassa rifiuti su tutti i possessori e detentori. Il primo dato che emerge è che, facendo riferimento ai costi del servizio e dello smaltimento rifiuti del 2022 di 54 milioni ( destinato a crescere di 10 milioni per quest’anno) Messina con 248 euro pro capite ha un valore in linea con quello nazionale delle altre grandi città (243 euro), ma quando si passa all’analisi della bolletta (tabella in basso) per utenza la media nazionale per un famiglia di tre persone che vivono in 90 metri quadri è 326 euro e sullo Stretto arriva a 440 euro, con il più alto rapporto costo a persona / costo bolletta. Si tratta del 35% in più della media nazionale. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina