Uno dei più clamorosi paradossi messinesi è legato alla Tari. Sulla carta, il costo pro-capite del servizio rifiuti sarebbe di circa 248 euro per abitante, assolutamente in linea con quello delle altre principali città italiane, solo il 2% più alto della media. Quando, però, si procede al calcolo della tariffa e, quindi, della bolletta che arriva nelle case dei messinesi, quest’ultima diventa una delle più alte d’Italia, oltre il 35% più della media. Una famiglia di 3 persone che abita in un appartamento di 90 mq a Milano paga una Tari di 294 euro, a Messina a di 448 euro. A Roma, che ha un costo pro capite del servizio rifiuti più alto di quello di Messina (269 euro), quella stessa famiglia media paga 100 euro in meno della corrispettiva messinese, che nella “classifica” dei principali comuni italiani si piazza terza, dopo Catania e Genova. Com’è possibile tutto questo? Lo spiega l’assessore ai Tributi Roberto Cicala, nel documento-studio sottoposto venerdì scorso alla Giunta e che oggi verrà illustrato, nei dettagli, in una conferenza stampa col sindaco Federico Basile ed il direttore generale Salvo Puccio: ci sono, ancora, troppi utenti fantasma. «La ripartizione del costo ai detentori degli immobili suscettibili a produrre rifiuti – scrive l’assessore – non è corretta e nella lista di carico non sono presenti immobili e detentori», o comunque un certo numero non è inserito in modo corretto. Nei giorni scorsi avevamo anticipato i primi numeri emersi dalla relazione di oltre venti pagine a cui ha lavorato Cicala nelle scorse settimane. Numeri choc: oltre 68 mila immobili senza dati catastali, di cui non si ha alcuna contezza, immobili fantasma per la banca dati Tari del Comune; 10.128 persone residenti a Messina che non sono iscritte a ruolo Tari e 7.819 nuclei familiari presenti all’anagrafe comunale ma di cui nessun componente risulta essere iscritto nella lista di carico della Tari. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina