Le indagini
Secondo quanto emerse dalle indagini c’erano due organizzazioni capaci di movimentare grosse quantità di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana, hashish e skunk) e di gestire una capillare distribuzione delle droghe, attraverso numerosi pusher, sia in città che in provincia. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali e le immagini delle telecamere di sorveglianza fecero emergere una vera e propria «centrale dello spaccio» localizzata nel plesso di case popolari di via Seminario Estivo. Alle indagini si aggiunsero anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Per quel che riguarda lo smercio di droga, secondo gli inquirenti Gianluca Siavash se ne occupava dal terzo piano della palazzina “C”, aiutato da Carmelo Prospero. Dal canto suo, Antonino Stracuzzi avrebbe organizzato tutto nella sua abitazione posta al primo piano della palazzina “B” del complesso Iacp di via Seminario Estivo. A dargli manforte Alessia Stracuzzi e Concetta Assenzio. Stando agli accertamenti, i fornitori erano Marzia Agliolo Quartalaro, Eugenio Sebenico e Giosuè Orlando. Molto più ristretto, invece, il gruppo degli antagonisti, al cui vertice figurava Antonio Bonanno, «promotore e organizzatore dell’attività dell’associazione».
Le “cimici” nelle piante
Per settimane i poliziotti, durante la fase clou dell’indagine si scervellarono su come ascoltare le frenetiche trattative giornaliere senza dare nell’occhio e farsi scoprire, nel nuovo fortino blindato della droga che soppiantò nell’immaginario collettivo criminale lo storico Isolato 13, sempre a Giostra. Il colpo di genio dell’indagine arrivò puntuale quando qualcuno propose di piazzare le microspie nelle piante che c’erano nei pianerottoli, visto che le ordinazioni e le consegne avvenivano sulla porta di casa. Fu la quadratura del cerchio investigativo, e nel giro di un paio di mesi dopo aver collocato di notte le “cimici” nei vasi venne monitorata quella che il gip Tiziana Leanza nella sua maxi ordinanza di custodia cautelare di oltre mille pagine definì «preoccupante frequenza» dello spaccio al minuto nel senso vero del termine, per «un’ampia pletora di clienti», forte di una «articolata rete di rapporti», messo in pratica a seconda dell’ora e delle esigenze oltre che dai “capi” anche da mogli, figli, fratelli, zii, nonni e cugini.
Caricamento commenti
Commenta la notizia