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Messina, quei giovani che imparano il mestiere aiutando chi è più sfortunato

Se fosse un salone di bellezza sarebbe un dialogo normale, ma diventa inusuale se lo scenario è la Mensa di Sant’Antonio e i parrucchieri sono le ragazze e i ragazzi del Cirs

«Vuole fatto il taglio?». «No, boccoli con piastra». Se fosse un salone di bellezza sarebbe un dialogo normale, ma diventa inusuale se lo scenario è la Mensa di Sant’Antonio e i parrucchieri sono le ragazze e i ragazzi del Cirs (Centro di formazione professionale) che stanno riscoprendo oltre il verbo imparare quello di dare. Che arricchisce sempre. Tutto è partito il 30 novembre, come spiega l’insegnante, il parrucchiere messinese Giovanni Schiavo, che, colpito dalle iniziative solidali di Sant’Antonio, ha deciso di mettere l’accento sulle cose che contano e che sfuggono ad una generazione spesso perennemente incollata allo smartphone e scollata dalla vita vera. Piena di tante sfumature.
«L’iniziativa è partita a novembre – racconta il docente del Cirs – e coinvolge gli allievi dei corsi acconciatura, ristorazione e non solo. Stare con i ragazzi è molto bello, perché trasmetti un mestiere, ma mi sono reso conto che è altrettanto entusiasmante tendere una mano a chi è meno fortunato. Così mi è balenata l’idea di dare la possibilità a chi non può poter usufruire di un taglio gratis al mese. E così anche le giovani generazioni formandosi potranno toccare con mano realtà tristi che non tutti comprendono».
E in sala si è imbastita un’atmosfera abbastanza familiare con i ragazzi suddivisi in due squadre: c’era chi si armava di spazzola e phon e chi preparava crepes come Giovanna, che sogna seguendo il mito materno, cuoca sopraffine, di diventare una brava pasticciera. «Sono felice di essere qui – afferma la giovane – e reputo che questa sia un’iniziativa molto bella. Del resto, anche io so cosa significa trovarsi dall’altra parte, perché i miei genitori si sono separatati quando ero piccola e ricordo come se fosse ieri la preoccupazione nel volto di mamma che doveva pensare a me e mia sorella. E quando il cibo era misurato mascherava la realtà dicendo: “mangiate voi”». Facendo una pausa dai fornelli, mentre sono in corso i preparativi dei pasti, Elena Donato, responsabile della Mensa di Sant’Antonio, e di fatto di una macchina organizzativa perfetta, aggiunge la sua su un’iniziativa solidale che dovrebbe diventare contagiosa perché tutti possono fare la propria parte: «Questa pagina collegata alla nostra realtà è molto bella e ci insegna, ancora una volta, che tutti nel proprio piccolo possono fare qualcosa. Del resto i poveri, nuovi e vecchi, e i senzatetto, non solo hanno bisogno di un pasto, ma di recuperare quell'autostima che spesso perdono perché non riescono più a guardarsi allo specchio. E devo dire che già da subito abbiamo riscontrato feedback positivi perché le persone che noi seguiamo ci chiedono: quando vengono i parrucchieri? E l'agenda degli ultimi si arricchisce di un nuovo appuntamento». E a Sant' Antonio in una normale giornata di mercoledì si sono sentiti gli echi dei passi tracciati da Biagio Conte, il fratello di tutti, che ci ha insegnato a vedere il dolore altrui e a squarciare il velo dell'indifferenza. «Fra Biagio – continua la Donato – aveva azzerato le distanze. Chiamava gli altri per nome come faceva nostro Signore. Io credo che avere una certa vicinanza è fondamentale perché se non c'é questo, manca la comprensione, che secondo me è la prima forma di carità».
E l'appuntamento sarà il terzo mercoledì di ogni mese fino a giugno, anche se se l'auspicio è quello di pensare anche ai tanti bambini che in questa realtà hanno trovato una casa, come sussurra, pensando al prossimo progetto il parrucchiere messinese che ha dato una taglio deciso all'indifferenza.

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