Alzare lo sguardo verso il transetto e non vedere la Santa in piedi fa un effetto strano: i lavori di ristrutturazione all’interno della chiesa del Monastero di Montevergine non hanno permesso la consueta “corrispondenza di sensi” tra Santa Eustochia Smeralda Calafato e i devoti, che nel giorno in cui si celebra l’anniversario della sua nascita al cielo (la morte), il 538° dies natalis, hanno pregato la clarissa facendo parlare il cuore. Un omaggio che si rinnova ogni anno, in nome dell’antico legame fra la città la religiosa delle Figlie di S. Chiara, Patrona della città di Messina e fondatrice nel 1464 del Monastero di Montevergine, unico esempio di clausura presente nel territorio dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
È stato il vescovo ausiliare Cesare Di Pietro a presiedere ieri la solenne celebrazione, nel corso della quale è stata accesa la lampada votiva – realizzata dal maestro orafo argentiere Francesco Cosio, su committenza della Fondazione “Bonino Pulejo” in occasione del 30° anniversario di canonizzazione della clarissa – portata all’altare assieme all’olio donato dalla città di Messina.
Alla presenza della prefetta Cosima Di Stani, dell’assessora alle Politiche sociali del Comune Alessandra Calafiore, dei fedeli devoti, di una rappresentanza delle autorità militari, delle arciconfraternite e degli ordini equestri, la comunità delle clarisse guidata dall’abbadessa suor Mattia Pavone, ha affidato il popolo dello Stretto all’intercessione della Santa.
«Offriamo come Eustochia una risposta d’amore a Dio che ci chiama all’unità», ha detto mons. Di Pietro, chiedendo ai messinesi di pregare per la comunità delle clarisse, «polmone spirituale della città». Il rito, concelebrato, fra gli altri, dal cappellano della chiesa mons. Pietro Aliquò, è stato animato dalla corale “Eugenio Arena” diretta dal maestro Giulio Arena.
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