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Cgil di Messina a congresso, Patti: "Eliminare diseguaglianze e dare voce al lavoro"

È un richiamo forte a lavorare per eliminare diseguaglianze, povertà e mancanza di lavoro quello lanciato da Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina in occasione dell’VIII Congresso provinciale del sindacato

«Dobbiamo cambiare il paradigma che vede sempre il nostro territorio in fondo alle classifiche e lanciare un’ancora di salvezza per non sprofondare ancora di più nell’abisso». È un richiamo forte a lavorare per eliminare diseguaglianze, povertà e mancanza di lavoro quello lanciato da Pietro Patti, segretario generale della Cgil di Messina in occasione dell’VIII Congresso provinciale del sindacato. “Il lavoro crea il futuro” lo slogan della manifestazione che oggi vede l’intervento del segretario generale Cgil Maurizio Landini.

Oltre 200 i delegati al Congresso che si tiene all’Arsenale, un luogo simbolico per la città che, «oltre a rappresentare un passato epico», come afferma Patti nella sua relazione introduttiva, «è lo specchio di un presente fatto di degrado, il ritratto del fallimento di una politica miope», eppure «da questa zona può partire il riscatto di una città».

Dal lavoro e dal territorio occorre, dunque, ricominciare secondo Patti per risollevarsi dalle conseguenze del Covid e della guerra in Ucraina, con il sindacato in prima linea che arriva all’appuntamento del Congresso provinciale dopo aver incontrato per mesi lavoratori in quasi 200 assemblee.

«Non ci possiamo più permettere di sprecare nemmeno un euro di risorse che arrivano nella nostra terra. Il Pnrr rappresenta l’ultima spiaggia per rilanciare economicamente e socialmente la nostra isola», è il monito di Patti che traccia un’analisi ampia chiedendo una «discussione profonda, anche di natura politico-sindacale» in quanto «è arrivato il momento di mettere assieme le migliori energie. Noi – aggiunge Patti – siamo pronti a fare la nostra parte, senza pregiudizi».

Il segretario della Cgil ricorda che il territorio ha grandi potenzialità e che le infrastrutture viarie e ferroviarie sono fondamentali, infrastrutture con grandi criticità: le due autostrade sono «delle vere e proprie gruviera» e «non si costruiscono o ammodernano le ferrovie siciliane da 80 anni». Importante appare l’investimento in Sicilia di circa 20 miliardi del Gruppo Ferrovie dello Stato: «Assieme ai fondi del Pnrr rappresentano – sottolinea Patti –, al momento solo sulla carta, una speranza per il mondo del lavoro e per tutti i cittadini che vedono il proprio diritto alla mobilità solo come una chimera. In Sicilia, al momento, circolano 1/6 dei treni regionali della Lombardia». Un passaggio anche sul collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto: «Il dibattito sul ponte rappresenta soltanto una meravigliosa “arma di distrazione di massa”, un elemento per sviare il dibattito dalle urgenze e dalle emergenze che andrebbero invece affrontate con decisione dalle forze politiche che governano il nostro Paese e la nostra regione».

Il segretario Patti chiede di guardare in faccia la realtà: «Non è il Ponte che ci divide dal resto dell’Italia, non è la mancanza di quest’opera che blocca lo sviluppo della Sicilia, ma la mafia, il malaffare, l’evasione fiscale, la mala gestione delle risorse da parte della politica che ha mantenuto e continua a mantenere la nostra terra in una condizione di eterno sottosviluppo. Abbiamo bisogno di strade, autostrade e ferrovie che siano funzionali allo sviluppo e alla crescita della nostra terra». Patti fa poi riferimento alle varie vertenze del territorio: Blujet, il porto di Tremestieri, l’Atm, i rider, l’area industriale di Milazzo. Altro passaggio è riferito all’economia del mare e turismo: «Messina deve ritornare ad essere, come in passato, il porto del Mediterraneo, crocevia di scambi commerciali e culturali. L’apparato produttivo che lavora in sinergia con l’università e la ricerca, il sindacato e l’associazionismo».

Uno sguardo anche al mondo del lavoro dove la “flessibilizzazione” ha creato «una massa di lavoratori senza tutele» e «Messina, in questa triste cornice, sta pagando un prezzo troppo alto in termini di perdita di lavoro». Patti snocciola alcune cifre: «È il comune con il più basso tasso di occupazione (attorno al 36%) tra le grandi città d’Italia», il tasso di occupazione fra gli uomini di età compresa fra i 15 e i 64 anni è al 50%, quasi il doppio di quello delle donne, fermo al 28%.

«Ma il dato ancora più preoccupante – aggiunge – è rappresentato dal 46% dei “neet”, i giovani dai 15 ai 34 anni che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione». Parla di una «pandemia occupazionale ed educativa» causata dall’emorragia di giovani che lasciano il territorio. Occorre, dunque, intervenire in molti settori compresi la sanità e l’istruzione. «Dobbiamo ripartire dal basso – conclude Patti – dagli iscritti, dai cittadini e restituire voce al lavoro, a tutto il lavoro, allora sì che potremo mettere un argine alla crisi della democrazia e riscoprire il senso politico della partecipazione. Questo è il messaggio che vogliamo lanciare in questo Congresso».

Interessanti i contribuiti degli interventi del sindaco Federico Basile, dei segretari generali di Uil e Cisl Messina Ivan Tripodi e Antonino Alibrandi, del direttore dell’Arsenale militare di Messina, il capitano di fregata Pierpaolo Chiappini, di deputati regionali, di rappresentanti dell’associazionismo, delle associazioni datoriali e dell’imprenditoria. Presenti Ignazio Giudice, segretario della Cgil Sicilia, Franca Lapoli e Pina Teresa Lontri della Cgil Messina. Le conclusioni sono state affidate a Daniela Barbaresi, componente della segreteria nazionale della Cgil.

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