«Il lavoro crea il futuro, soprattutto nel territorio messinese dove per mancanza di opportunità, precarietà, bassi salari, i giovani, e non solo loro, ma interi nuclei familiari, sono costretti ad andare via». Alla vigilia del nuovo Congresso provinciale, che si apre oggi pomeriggio e che culminerà domani con l’intervento del leader nazionale del sindacato Maurizio Landini, il segretario generale Pietro Patti traccia le linee portanti, la “vision” e la “mission”, visione e missione che la Cgil Messina intende attuare, da ora ai prossimi anni, con sempre maggiore presenza nei luoghi di lavoro, con la capacità di dialogo e di ascolto, con una rinnovata attenzione verso le fasce sociali più trascurate e più fragili. Quarantaduenne, originario di Favara, orgoglioso di essere un maestro (insegnante di scuola primaria), “rivoluzionario” (come scritto nel suo profilo social), per anni segretario della Flc, la Federazione dei lavoratori del comparto dell’Istruzione, dall’ottobre 2022 successore di Giovanni Mastroeni, Pietro Patti è uno dei volti simbolo della Cgil “landiniana”.
Avete scelto come slogan del Congresso “Il lavoro crea il futuro”: ma quale lavoro, e quale futuro per i nostri territori?
«Sì, abbiamo scelto di partire dai temi fondamentali del momento, la povertà, la diseguaglianza, l’ingiustizia sociale e l’autonomia differenziata perché in questo momento non vediamo risposte concrete da parte del Governo. Non è povero solo chi non lavora, è povero anche chi lavora con salari da fame, la pandemia, la guerra, il caro energia, hanno sicuramente aggravato le condizioni di precarietà già esistenti. Il nostro territorio è stato particolarmente segnato dalla crisi pandemica, i dati della disoccupazione in generale, di quella femminile e giovanile in particolare, sono drammatici, povertà e disuguaglianze aumentano come confermato dall’ultimo Report della Caritas diocesana che sarà distribuito a tutti i partecipanti ai lavori congressuali. Messina ha la percentuale di occupazione tra le più basse in Italia, sicuramente la più bassa tra le 14 Città metropolitane. Il calo demografico, che ha fatto perdere in un decennio 37mila abitanti, non è solo dovuto alle poche nascite, ma all’esodo continuo, costante ogni mese, di intere famiglie che vanno via, oltre lo Stretto».
Voi continuate a difendere il Reddito di cittadinanza?
«A mio avviso, il Reddito di cittadinanza andava e va mantenuto, le distorsioni, che ci sono state e ci sono, e sulle quali devono intervenire gli organi inquirenti, non possono far passare in secondo piano l’importanza di questo strumento, che ha sostenuto in una fase così difficile della nostra storia, decine e decine di migliaia di persone. Poi, siamo tutti d’accordo che il lavoro si crea con investimenti produttivi, stabili e duraturi sui territori».
Assistiamo al paradosso di un settore, come quello dell’Edilizia, in gravi ambasce, di fronte però a mirabolanti promesse di investimenti, legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, e non solo.
«In Sicilia nel comparto edile si sono persi 80mila posti di lavoro. È vero, però, che questo è un momento storico non ripetibile, l’occasione data dai fondi del Pnrr è unica e non va sprecata. Abbiamo calcolato che la sola Rfi ha investito 20 miliardi di euro nell’Isola e se verrà attuato il Pnrr avremo opere e investimenti per 48 miliardi di euro».
Ponte sullo Stretto: la Cgil messinese ha alternato fasi storiche in cui si è detta assolutamente favorevole alla grande opera, e altre segnate da posizioni molto più critiche. Lei che ne pensa?
«Siamo contrari. Il Ponte viene utilizzato sempre come un diversivo per non affrontare e risolvere i veri problemi di questa terra. Poi, è evidente che se il Governo vorrà realizzarlo sul serio, la nostra preoccupazione principale sarà quella della formazione e qualificazione dei lavoratori. Un problema che avvertiamo su molti fronti. Mancano figure essenziali nei cantieri, mancano i saldatori, non si riescono a formare ancora giovani in grado di entrare subito nel mondo del lavoro: all’Arsenale, dove abbiamo deciso di tenere il Congresso, ad esempio, stanno andando in pensione gli ultimi storici falegnami, e nessuno li sostituirà».
Nella sua relazione, visti gli anni trascorsi alla guida della Flc, non potrà non avere grande risalto il pianeta della Scuola.
«Fa parte della nostra visione generale. Scuola, formazione, ricerca, innovazione sono i pilastri di una comunità, di una nazione. Bisogna investire di più, combattere la dispersione scolastica nei nostri territori, perché io che ho insegnato in Istituti di frontiera, so cosa significa quando un ragazzo lascia gli studi in un quartiere a rischio. Questa è anche lotta alla mafia».
Anni fa è stato proprio lei a ideare il progetto di “consulenza itinerante”, che ha portato il sindacato dentro i luoghi di lavoro.
«Per me è fondamentale ascoltare le persone, i social non colmano questo bisogno, un sindacato che vuole stare al passo coi tempi deve davvero sporcarsi le mani, a fianco di chi combatte per i propri diritti. Per me, la vicenda dei “rider” è emblematica e sono orgoglioso che la Cgil è stata la prima organizzazione a capire l’importanza di dare legalità a percorsi di lavoro che, ancora oggi, sono fatti di assoluta precarietà. A Messina sono oltre 100 quelli che un tempo si chiamavano i “fattorini”, io sono andato più volte ad ascoltarli, abbiamo fatte assemblee notturne in piazza Antonello».
Con l’Amministrazione comunale, che pur opera in continuità con la precedente Giunta De Luca, sembra si siano aperti spiragli di dialogo e di confronto.
«Non abbiamo preclusione politica nei confronti di nessuno. Io non ho tessere, non sono iscritto né al Pd né ad altre forze politiche. Con il sindaco Basile abbiamo instaurato un buon rapporto, e lo abbiamo anche invitato ai Congressi. Per me, il merito è la cosa che vale di più, ma anche il metodo, la forma, a volte diventano sostanza, e vorrei ricordare che fui io a essere “spernacchiato” da De Luca, oltretutto su una vicenda per la quale gli avevo anche dato ragione. I rapporti umani sono importanti, anche quando diventano conflittuali. Siamo contenti che l’Amministrazione abbia avviato un Piano di assunzioni dopo 30 anni, però chiedevamo e chiediamo che vengano fatti gli avanzamenti di carriera, perché alcune figure professionali possono essere colmate da chi da anni lavora al Comune».
Hanno ancora un senso gli appelli all’unità sindacale, vista la divergenza continua di posizioni tra Cgil-Uil e la Cisl?
«Io il richiamo all’unità lo farò nella mia relazione, chiederò a tutti di amplificare le cose ci uniscono, piuttosto che quelle che ci dividono. Poi, certo, mentre con la Uil siamo riusciti a condividere tanti percorsi, con la Cisl non è stato possibile, come dimostra anche l’ultima vicenda relativa alla rappresentanza in seno alla Camera di Commercio».
La presenza di Landini a Messina?
«È un segnale importante, di passione e di condivisione. Non siamo solo il sindacato che si lamenta e denuncia, siamo il sindacato che propone e che guarda al futuro con entusiasmo e con fiducia».