La piccola comunità parrocchiale di San Rocco in Calderà ha attivato una raccolta fondi per sostenere le spese di rimpatrio della salma e dei successivi funerali del ventiseienne Nino Calabrò, croupier originario di Barcellona Pozzo di Gotto, ucciso con la fidanzata Francesca Di Dio nella sua abitazione inglese di Stockton-on-Tees, cittadina poco distante da Thornaby, nello Yorkshire. L'obiettivo fissato dalla raccolta di denaro avviata due giorni fa è di 10 mila euro, somma raggiunta, la quale consentirà lo spostamento del feretro prima e il rito funebre poi (altri diecilima euro sono stati raccolti anche per Francesca).
L'azione incoraggiata dalla comunità religiosa, condivisa sul web da parenti ed amici, non sarà l'unica. Giovedì pomeriggio, infatti, è prevista una messa in suffragio delle vittime alla Chiesa di San Rocco, che precederà due distinti momenti musicali promossi nei giorni a seguire dal coro dei bambini dell'Oratorio e dai Frati francescani dell'Immacolata, Ordine di stanza a Barcellona ed operante proprio nella viva realtà ecclesiastica della comunità balneare della città del Longano. Momenti che serviranno a ricordare i giovani assassinati all'estero in circostanze tragiche.
Intanto sulla figura e sulle abitudini del presunto autore dell'insano gesto, fermato dalla polizia inglese e rinchiuso in una cella di sicurezza, il palermitano Andrea Cardinale, ex collega e coinquilino di Calabrò, si stanno concentrando le indagini. Un ragazzo affetto da disturbi di natura psichica, che da settimane o mesi non lavorava più nel casinò in cui operava anche Nino Calabrò. Non meno di due mesi fa era stato persino ospite della famiglia barcellonese nella residenza di via Spiaggia di Ponente, nel Comune di Milazzo. Lo stesso Calabrò lo stava aiutando e faceva da raccordo con la sua famiglia per convincerlo a rientrare a Palermo. Un rapporto che si basava sull'amicizia e sul reciproco rispetto, anche in campo professionale, come raccontato da molti colleghi che conoscevano i due ragazzi che avevano concluso insieme il corso di formazione a Palermo e si erano ritrovati, poi, in terra straniera per crescere nella professione di croupier.
«Ero loro compagno al corso che abbiamo fatto insieme per 3 mesi - scrive sui social Davide Botta - Nino era una persona amata da tutti, portava il sole ogni giorno in accademia, anche nelle giornate più buie. Andrea era un ragazzo un po' diverso dagli altri, era più chiuso, timido, strano, ma pensavo soltanto fosse timido o magari una persona solitaria che voleva farsi i fatti suoi, anche lui era un bravo ragazzo e ogni tanto scherzavamo insieme».
Completate le autopsie sui corpi delle vittime, le famiglie Calabrò e Di Dio resteranno in Inghilterra almeno fino ai primi giorni di gennaio, in carico al consolato italiano.
Pare che solo dopo rientreranno le salme, così da potere fissare il giorno per i funerali intorno alla metà del prossimo mese.
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