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Università di Messina, corsa all'ermellino. Ipotesi in campo, per la prima volta una donna?

Chi, dopo Salvatore Cuzzocrea? Il tempo per pensare alla successione della guida dell’Università c’è, perché non si andrà ad elezioni, per il prossimo ermellino, prima di novembre-dicembre del prossimo anno, con l’insediamento del nuovo rettore che, quindi, avverrà nella primavera 2024. Ma i prossimi saranno dodici mesi pieni, con le grandi manovre, nei corridoi e nelle stanze che contano dell’Ateneo, già abbondantemente avviate, tra candidature pressoché certe e altre che, invece, sono ancora alla fase del pourparler. Un periodo in cui, peraltro, il rettore rivestirà la carica più prestigiosa, oltre che inedita per un “magnifico” di un Ateneo siciliano, di presidente della Crui, la Conferenza dei rettori universitari italiani, quasi a rendere ancor più pesante l’eredità di chi indosserà, dopo di lui, l’ermellino.
Uno dei temi di cui si discute in queste settimane è se ci sarà una candidatura diretta espressione di Cuzzocrea e, nel caso, a quale nome corrisponderà. Quello di Giovanni Moschella, attuale “numero due” dell’Ateneo in qualità di prorettore vicario, è ovviamente il nome più gettonato e da mesi. Ordinario di Scienze politiche e giuridiche, Moschella fu in ballottaggio fino all’ultimo con lo stesso Cuzzocrea, nel 2018, per la candidatura espressione dell’area di riferimento del rettore uscente di allora, Pietro Navarra. Alla fine si optò per Cuzzocrea, al tempo prorettore alla ricerca, con Moschella vicario e una sorta di “opzione” su una eventuale candidatura successiva. L’evolversi delle dinamiche interne all’Università ha, poi, portato ad un netto divorzio tra l’attuale vertice dell’Ateneo e la stessa area Navarra, con Moschella che, insieme a Luigi Chiara, prorettore agli affari generali, è divenuto un fedelissimo di Cuzzzocrea. Ecco perché resta un papabile candidato, sebbene non siano ancora arrivate indicazioni esplicite dal rettore. E, si dice a piazza Pugliatti, non è nemmeno scontato che arrivino.
In rampa di lancio, ormai non è un mistero, c’è Michele Limosani, direttore del dipartimento di Economia, che punta a raccogliere consensi “trasversali”. L’economista si muove da tempo per la sua candidatura, punta a proporsi come slegato da rigide aree “politiche”, e in questi anni non ha risparmiato critiche a certi passaggi dell’attuale governance. Non ultima, una lettera di “suggerimenti e osservazioni” inviata, un paio di giorni fa, a tutti gli altri direttori di dipartimento, in cui esprime «perplessità e contrarietà» sui processi di programmazione. Una lettera che sembra quasi un primo accenno di programma elettorale, in cui si anticipa un tema caro a molti, quello, appunto, delle proposte di chiamate di docenti e ricercatori da parte dei singoli dipartimenti, con tanto di proposta di “riforma”.
Prende piede, invece, la strada che potrebbe portare a puntare forte su una prima donna alla guida dell’Ateneo. È circolato, in questo senso, il nome dell’attuale prorettrice al welfar Giovanna Spatari, ma a salire sono altre quotazioni, entrambe in “concorrenza” interna a Economia con Limosani: quelle di Daniela Baglieri, ex assessora regionale all’Energia, e soprattutto di Roberta Salomone, il nome forte sul quale oggi, all’Università, c’è chi scommetterebbe più fiches. E che potrebbe, alla fine, rappresentare una sintesi tra diverse anime dell’Ateneo.

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