Difendere l’ecosistema dello Stretto rappresenta la mission di alcuni progetti portati avanti dall’Università di Messina. In questa direzione si muovono le ultime ricerche del gruppo coordinato dalla prof. Nancy Spanò, docente di Ecologia al dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali dell'Ateneo peloritano. Delegata del rettore per le Iniziative scientifiche a tutela dell’ambiente e del patrimonio marino, nonché coordinatrice del Corso di dottorato “Biologia applicata e medicina sperimentale”, guida il suo team in indagini e approfondimenti sulle conoscenze delle biocenosi, ossia associazioni biologiche di specie diverse di piante o animali che vivono nello specchio di mare tra la Sicilia e la Calabria. Un importante progetto prende il nome di “Biodistretto”. Mediante un approccio multidisciplinare, riflettori puntati sulle conoscenze sulle biocenosi pelagiche/demersali e bentoniche dello Stretto di Messina. Tradotto dal linguaggio scientifico, focus su specie e organismi che vivono in superficie e più in profondità, sul loro stato di salute e di ricchezza delle comunità collegate. «Avvalendoci di tecniche di censimento visivo tramite videomonitoraggio in remoto e Dna ambientale, si potrà analizzare la biodiversità di questo tratto di mare», spiega la prof. Spanò. Pertanto, «sono stati selezionati tre punti di campionamento, uno a Nord dello Stretto, uno a Sud e uno nella parte centrale, lungo la sella. Tali punti sono monitorati con supporti visivi». I risultati di questa ricerca permetteranno di tracciare una panoramica accurata dell’ecosistema, applicando tecniche innovative che non hanno mai trovato spazio nelle indagini. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina