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Moda e migranti, l'inclusione va in passarella: a Messina sfilano giovani italiane e rifugiate

Un momento per presentare gli abiti creati nel corso dei laboratori di sartoria di Messina e Roma rivolti a sarti e aspiranti sarti rifugiati e richiedenti asilo. Un pomeriggio dedicato alla bellezza che nasce dall’incontro e dall’unione di competenze, ambizioni e colori.

18 abiti che hanno sfilato in passerella indossati da giovani italiane e rifugiate: è Migrant Fashion Concept, la sfilata organizzata dall’Associazione Progetto LaMIn 2022 che si è svolta sabato pomeriggio a Messina, nella chiesa di Santa Maria Alemanna.

Un momento per presentare gli abiti creati nel corso dei laboratori di sartoria di Messina e Roma rivolti a sarti e aspiranti sarti rifugiati e richiedenti asilo. Un pomeriggio dedicato alla bellezza che nasce dall’incontro e dall’unione di competenze, ambizioni e colori.

Oltre le etichette burocratiche, mettendo al primo posto le persone. E sono state appunto incontro, comunità, desideri e competenze le parole chiave che hanno guidato questo pomeriggio, aperto dall’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Messina - Alessandra Calafiore - che ha sottolineato il valore di progetti che creano una rete di supporto in città offrendo opportunità molteplici per i percorsi di integrazione.

«Per una persona avere la possibilità di esprimersi è una grande risorsa. Il ruolo della nostra società è quello di creare occasioni di incontro e di mettere in atto la strategia dell’ascolto. Solo così è possibile costruire percorsi di integrazione» - ha spiegato Valentina Brinis, Advocacy officer Open Arms Italia. Con Santino Tornesi, Direttore ufficio Migrantes Messina e direttore regionale Migrantes per la Conferenza Episcopale Siciliana, ci si è invece soffermati nel sottolineare come si creano e mantengono vive comunità inclusive: «Nella costruzione della Città e della cittadinanza, dell'inclusione e integrazione, nella ricerca del bene comune, oggi siamo chiamati a evitare alcuni rischi e a promuovere nuove prassi che mettano al centro le relazioni e i diritti delle persone».

«Le persone non sono contenitori da riempiere, arrivano con un bagaglio di esperienze e competenze da condividere». E' questo lo spunto emerso nel confronto con Alessandra Romano, Community-based Protection Associate di UNHCR Italia. «Riuscire a fare emergere le loro abilità ma anche le passioni e i desideri è lo sforzo che dobbiamo fare in tutte le fasi, dall'accoglienza, all'inclusione dei rifugiati nei processi di consultazione. Questo passa anche attraverso la mediazione linguistico-culturale qualificata che non è una semplice traduzione di parole, al supporto psico-sociale, legale, nell'insegnamento della lingua italiana e nel supporto nell'accesso ai servizi e alle reti sui territori».

L’altro elemento essenziale per l’autodeterminazione è il lavoro, fronte di impegno nel trovare realtà che siano in grado di accogliere anche le esigenze della persona: « +Il lavoro è dignità ed identità. Il processo di inclusione e supporto sociale, formazione ed inserimento lavorativo monitorato si propone come modello virtuoso per un processo di integrazione, autonomia ed empowerment» - hanno spiegato Elisa Vergnani e Valentina Ferrari di Intersos. Gli abiti della collezione sono stati disegnati da Carmela Spiteri, Mary Gugliandolo e Babakar Diagne, i sarti professionisti che coordinano i laboratori, e sono stati cuciti dai partecipanti ai corsi, circa 20 studenti di differente provenienza che oggi risiedono tra Messina e Roma.

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