La difesa dei familiari di Aurelio Visalli, il militare della Guardia costiera di Milazzo che, rispondendo ad ordine impartito da un superiore, non esitò ad immolarsi per salvare due giovani nel mare agitato di Milazzo, si è opposta alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura del Tribunale per i minorenni di Messina. Si tratta del procedimento parallelo a quello principale, che riguarda i due minori di Milazzo, uno di 17 anni e l'altro di 16, che il 26 settembre 2020 misero in pericolo la loro vita costringendo la Guardia costiera ad attivare i soccorsi per metterli in salvo in quanto avevano sfidato – pur in presenza del divieto – le onde del mare in tempesta. A seguito dell'opposizione formulata dagli avvocati Tommaso Calderone e Carmelo Monforte, il Gip del Tribunale per i Minorenni Rosa Calabrò, ha fissato una udienza camerale per il 2 dicembre per consentire alla difesa di confutare le argomentazione dell’accusa che richiede l’archiviazione. Solo dopo l'udienza si conosceranno le decisioni del Gip. Gli avvocati Calderone e Monforte sostengono che il Pm, nella richiesta d'archiviazione avrebbe fornito una motivazione “superficiale”. La stessa attività di indagine, secondo la difesa della famiglia Visalli, si caratterizzerebbe come “incompleta” (anche alla luce delle risultanze del procedimento principale). Le argomentazioni che hanno portato alla richiesta di archiviazione “non sarebbero in assoluto, condivisibili”. Il decesso del sottufficiale Visalli, occorso nell'espletamento di una attività di salvataggio, «avrebbe imposto, necessariamente, una più attenta ed accurata disamina, anche investigativa». E per questo i difensori hanno insistito nella opposizione all'archiviazione. Quel giorno Giuseppe Visalli, riceveva l'ordine di intervenire via terra per il salvataggio dei due ragazzi in balia delle onde. Il Pm ha avanzato richiesta di archiviazione nei confronti dei due minori poiché – scrive – «senz'altro, non un incosciente sprezzo del pericolo, ma un forte senso del dovere e la tragicità della situazione hanno spinto i componenti della pattuglia ad una azione che presenta caratteri di intrinseca ed ineliminabile oggettiva pericolosità, ma non può non convenirsi sul fatto che la stessa, in quanto tale, debba collocarsi al di fuori della ordinaria prevedibilità». Concludendo che «tali considerazioni depongono nel senso della non sostenibilità dell'ipotesi di una responsabilità a carico del giovane di 17 anni (il giovane che rimase più a lungo in mare) per la morte di Visalli, non potendosi ritenere sussistente un diretto nesso di causalità tra la condotta imprudente del giovane e il sinistro occorso al sottoufficiale nel contesto della azione di salvataggio sopra descritta». Di parere opposto l'avv. Calderone che nel ricorso afferma: «I due minori furono coloro che, il 26 settembre 2020, in maniera del tutto negligente e in maniera consapevole, si gettarono a mare a Spiaggia di Ponente, nonostante le condizioni del mare fossero totalmente avverse per la balneazione per la presenza di altissime onde e di una tempesta che imperversava sul litorale. Vista la difficoltà di raggiungere la riva, scattavano i soccorsi. Visalli –, insieme al capo equipaggio Amante Francesco e al sergente Gattuso Giuseppe, riceveva l'ordine di intervenire via terra per il salvataggio dei 2 ragazzi». Sembra piuttosto chiaro – scrive Calderone – come il tragico evento della morte di Visalli sarebbe potuto essere certo evitato se i due minori avessero adottato la dovuta cautela, mantenendo un comportamento prudente e attento, adeguato allo stato dei luoghi e alle condizioni meteo, astenendosi dal mettere a repentaglio la loro incolumità e quella dei soccorritori, che certamente e prevedibilmente sarebbero intervenuti. Non poteva non essere prevedibile che con un tale scenario così estremo, con una simile intensità dei fenomeni meteo, come documentata dalle immagini, non venissero attivati i soccorsi per salvare i due giovani».