Sembrava di vivere l’incubo di chi si ritrova imbottigliato in una scatola di lamiere a quattro ruote e si muove a passo di lumaca in mezzo a una fila chilometrica. Una domenica da bollino nero sull’autostrada. La differenza è che i malcapitati, tra incredulità e sgomento, erano nella versione “green” degli escursionisti modello, imbottiti dalle parole d’ordine della transizione ecologica, del cambiamento climatico, del pianeta da salvare, della biodiversità.
Così fermiamo l’auto all’ingresso della strada sterrata (versante Cesarò) che dopo pochi chilometri si apre sul lago Maulazzo, uno specchio d’acqua incastonato come uno smeraldo in una meravigliosa faggeta. Zaino in spalla ci immergiamo in questa atmosfera incantata, senza immaginare che il sabato bestiale era pronto a mostrare il suo volto sinistro.
No, non siamo sul nastro d’asfalto dell’autostrada del Sole, ma nel cuore del Parco dei Nebrodi: “Benvenuti nella più grande area protetta della Sicilia”, si legge a carattere cubitali aprendo il sito web dell’ente. E queste erano le premesse prima che le nostre ispirazioni bucoliche fossero sbeffeggiate, travolte e calpestate da un’inarrestabile processione di auto, moto, camper e quad fumanti.
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