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Mafia dei Pascoli, oltre 6 secoli di di carcere e 4 milioni di confische. Tutte le condanne I NOMI

Seicento anni di carcere e oltre 4 milioni di confische per la mafia dei pascoli tortoriciana. I giudici del tribunale di Patti hanno disposto 90 condanne, 10 assoluzioni e una prescrizione. Per una sentenza storica che arriva dopo un processo chiuso in tempi record per la giustizia italiana. Il maxiprocesso Nebrodi sulle truffe agricole della mafia tortoriciana che si è chiuso oggi era cominciato nel marzo del 2021, l'ultimo atto si è consumato questa sera poco dopo le 23. È stato il presidente della sezione penale del tribunale di Patti Ugo Scavuzzo, con accanto i colleghi Andrea La Spada ed Eleonora Vona, a leggere la lunghissima sentenza (la lettura è durata oltre un'ora) per i 101 imputati. I giudici sono rimasti in camera di consiglio otto giorni per decidere tutto. E da una prima lettura del dispositivo si tratta di una sostanziale conferma dell'impianto accusatorio e delle richieste della Procura che furono formulate nel luglio scorso da quattro pm, il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, i sostituti della Dda Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, il collega della Procura Alessandro Lo Gerfo.

Condanne e assoluzioni

Agostino Ninone Pasqualino 13 anni e 4 mesi;
Arcodia Laura 2 anni e 2 mesi;
Armeli Sebastiano 7 anni e 4 mesi;
Armeli Giuseppe 9 anni e 2 mesi;
Armeli Moccia Giuseppe 3 anni e 10 mesi;
Armeli Moccia Rita 7 anni e 8 mesi;
Armeli Moccia Salvatore 5 anni e 4 mesi;
Barbagiovanni Calogero 15 anni e 6 mesi;
Bontempo Alessio 2 anni;
Bontempo Gino 4 anni;
Bontempo Giovanni prescrizione;
Bontempo Giuseppe 3 anni e 4 mesi;
Bontempo Lucrezia assolta;
Bontempo Salvatore 12 anni;
Bontempo Sebastiano “Biondino” 25 anni e 7 mesi;
Bontempo Scavo Sebastiano 6 anni 6 mesi;
Calà Campana Sebastiana assolta;
Calà Lesina Salvatore “moccia” 10 anni;
Calabrese Maria Chiara 4 anni;
Calcò Labruzzo Gino 10 anni;
Calì Antonino 3 anni e 4 mesi;
Caputo Andrea assolto;
Caputo Antonio 4 anni;
Carcione Arturo assolto;
Carcione Giuseppe 3 anni e 4 mesi;
Coci Jessica 5 anni e 10 mesi;
Coci Carolina 3 anni;
Coci Domenico 17 anni e 6 mesi;
Coci Rosaria 4 anni e 8 mesi;
Coci Sebastiano 4 anni e 4 mesi;
Conti Mica Denise 3 anni;
Conti Mica Sebastiano “belloccio” 23 anni e 6 mesi;
Conti Pasquarello Giusi 3 anni e 7 mesi;
Conti Taguali Ivan 11 anni e 2 mesi;
Costantini Massimo 5 anni;
Costanzo Zammataro Antonina 4 anni e 4 mesi;
Costanzo Zammataro Claudia 3 anni;
Costanzo Zammataro Giuseppe (cl. ‘50) 5 anni;
Costanzo Zammataro Giuseppe “carretteri” (cl. ‘82) 16 anni e 4 mesi;
Costanzo Zammataro Giuseppe “rummuluni” (cl. ‘85) 12 anni;
Costanzo Zammataro Loretta 3 anni e 2 mesi;
Costanzo Zammataro Romina 3 anni;
Costanzo Zammataro Valentina 6 anni;
Crascì Barbara 4 anni;
Crascì Katia 4 anni e 4 mesi;
Crascì Lucio Attilio Rosario 9 anni e 10 mesi;
Crascì Salvatore Antonino 3 anni e 4 mesi;
Crascì Sebastiano 6 anni e 6 mesi;
Craxì Sebastiano 13 anni e 7 mesi;
Crimi Sara Maria 2 anni;
Dell’Albani Salvatore 4 anni e 10 mesi;
Destro Mignino Santo 10 anni e 6 mesi;
Destro Mignino Sebastiano 10 anni e 4 mesi;
Di Bella Pietro 2 anni;
Di Marco Marinella 6 anni e 11 mesi;
Di Stefano Maurizio 3 anni e 4 mesi;
Faranda Antonino 5 anni e 4 mesi;
Faranda Aurelio Salvatore 30 anni;
Faranda Davide 4 anni;
Faranda Emanuele Antonino 6 anni e 2 mesi;
Faranda Gaetano 6 anni e 2 mesi;
Faranda Gianluca 4 anni;
Faranda Massimo Giuseppe 11 anni;
Faranda Rosa Maria assolta;
Ferrera Giuseppe 2 anni;
Floridia Innocenzo assolto;
Foti Valentina 2 anni;
Galati Giordano Vincenzo (cl. ‘58) 4 anni;
Galati Giordano Vincenzo “Lupin” 21 anni e 8 mesi;
Galati Massaro Santo 4 anni e 4 mesi;
Galati Pricchia Daniele 4 anni e 10 mesi;
Galati Sardo Emanuele 6 anni e 2 mesi;
Gliozzo Giuseppina assolta;
Gulino Mario 7 anni;
Hila Alfred 10 anni;
Linares Roberta 4 anni e 2 mesi;
Lombardo Facciale Pietro 11 anni e 8 mesi;
Lupica Spagnolo Francesca 3 anni e 8 mesi;
Lupica Spagnolo Rosa Maria 5 anni e 6 mesi;
Mancuso Catarinella Jessica 3 anni;
Mancuso Cristoforo Fabio 3 anni;
Marino Agostino Antonino 9 anni e 6 mesi;
Marino Rosario 6 anni e 8 mesi;
Militello Alessandro Giuseppe assolto;
Natoli Giuseppe 6 anni e 8 mesi;
Paterniti Barbino Antonino Angelo 9 anni e 2 mesi;
Pirriatore Massimo 3 anni e 6 mesi;
Pruiti Elena 5 anni e 2 mesi;
Protopapa Francesco 10 anni;
Reale Angelamaria 2 anni;
Rizzo Scaccia Danilo 3 anni e 6 mesi;
Scinardo Tenghi Giuseppe 4 anni;
Scinardo Giuseppina 3 anni e 4 mesi;
Scinardo Tenghi Elisabetta assolta;
Spasaro Angelica Giusy 3 anni e 4 mesi;
Spasaro Giuseppe Natale 2 anni e 6mesi;
Strangio Antonia 11 anni e 10 mesi;
Talamo Mirko 3 anni;
Terranova Salvatore assolto;
Vecchio Giovanni 10 anni e 3 mesi;
Zingales Carmelino 5 anni e 8 mesi.

Il primo sigillo

Arriva quindi il sigillo di primo grado per un'inchiesta che culminò nel gennaio del 2020 in una lunga sequela di arresti e confische dopo anni di indagini dei carabinieri e della Guardia di Finanza per l'ufficio inquirente retto all'epoca dal procuratore Maurizio de Lucia. Indagini che smantellarono un sistema ben oleato di truffe agricole sui terreni dei Nebrodi e della Sicilia orientale che dal 2010 al 2017 ha drenato contributi pubblici dall'Unione Europea per 5 milioni e mezzo di euro. Con i sostegni economici su terreni lasciati incolti e anche "inesistenti" che erano accreditati sui conti correnti dei mafiosi senza che nessuno controllasse niente. La svolta si ebbe con l'inserimento del protocollo Antoci nella nostra legislazione, un baluardo fondamentale per eliminare alla radice le truffe. Fu proprio Giuseppe Antoci, all'epoca presidente del Parco dei Nebrodi, a denunciare le ingerenze mafiose nei contributi in agricoltura, e Cosa nostra rispose con il tentativo di eliminarlo, un attentato che nel maggio del 2016 quasi gli costò la vita. Proprio mentre con la scorta viaggiava sui Nebrodi.

"Reato di truffa riconosciuto dai giudici"

«Le truffe sono state riconosciute per buona parte. Resta il fatto che su quella parte di territorio della provincia di Messina hanno costituito la principale fonte di arricchimento sia del gruppo mafioso dei Batanesi sia del gruppo dei Bontempo Scavo, ma teniamo conto che è solo la sentenza di primo grado». Così il pm di Messina Vito Di Giorgio ha commentato la sentenza che ha condannato a 6 secoli di carcere esponenti dei clan dei Nebrodi. «E' stata riconosciuta la mafiosità dei Batanesi mentre per il gruppo dei Bontempo Scavo no», ha aggiunto. «E' un dispositivo talmente complesso che va letto attentamente», ha concluso.

Confiscate anche 17 aziende

Nell’ambito del cosiddetto maxi processo dei Nebrodi la Corte ha anche deciso per tutti i condannati per i reati mafiosi l’interdizione perpetua, l'interdizione per 5 anni per quelli condannati per associazione ma senza le aggravanti mafiose, la confisca di 17 ditte individuali e società agricole, la confisca di buona parte dei milioni di euro sequestrati nel 2020. Dovranno poi essere risarciti gli imprenditori agricoli che hanno denunciato l'appropriazione dei terreni da parte dei mafiosi, e le associazioni antiracket Addiopizzo e tutte le altre parti civili costituite. Ieri sono state riconosciute solo due provvisionali per complessivi otto mila euro alle associazioni costituite, per il resto si deciderà in sede civile. Le motivazioni saranno note tra 90 giorni.

Antoci: "E' un giorno importante"

«E' un momento importante. Abbiamo fatto quello che andava fatto, abbiamo superato il silenzio e abbiamo fatto capire che i fondi europei dovevano andare solo alle persone per bene e non ai capimafia». Lo ha detto Giuseppe Antoci dubito dopo la lettura della sentenza che ha concluso il cosiddetto Maxiprocesso alla mafia dei Nebrodi. Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, ha denunciato gli interessi dei clan messinesi sui fondi europei. «Quest’aula - ha proseguito Antoci - ha dato un segnale di libertà, di dignità. Ho ascoltato più di seicento anni di carcere, queste condanne mi addolorano perché se si riflette non è una vittoria quando le persone vanno in carcere, forse la società ha bisogno di cambiare culturalmente. La lotta alla mafia non si può solamente fare con la repressione e con le condanne, ma ogni giorno e la possono fare tutti. Questa esperienza dimostra che da un piccolo territorio nasce un protocollo di legalità che viene firmato da tutti i prefetti della Sicilia che diventa legge dello Stato nel 2017 che la commissione europea considera tra gli strumenti più importanti di lotta alla mafia sui fondi europei per l’agricoltura. Se questo è stato fatto con dignità e onestà con piccoli passi da persone che hanno ritenuto di poter fare il loro dovere, penso che il segnale che passi è che tutti lo possono fare perché se ognuno fa il proprio dovere avremo sempre meno processi».

Cgil, "Scritta una nuova pagina di storia per i Nebrodi"

«Viene smantellato un sistema che ha oppresso per anni un territorio, mortificandolo con la violenza e il malaffare e accaparrandosi risorse che dovevano servire allo sviluppo. Si chiude una pagina triste, si scrive una nuova pagina di storia che speriamo determini la libertà di un territorio». Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia a proposito delle condanne nell’ambito del processo alla mafia dei Nebrodi. Mannino sottolinea «la lunga strada che ha portato a questo risultato e il ruolo determinante del protocollo Antoci, che ha contribuito a scoperchiare il sistema complesso adottato dalla cosiddetta mafia dei pascoli per accaparrarsi le risorse europee. Ci auguriamo che questo sia un punto di partenza - conclude Mannino- per una evoluzione della nostra economia che veda totalmente esclusa la mafia e gli interessi mafiosi».

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