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Messina, “Lo sguardo davanti” per le nuove generazioni. Il disegno di Lelio Bonaccorso

Quando è a Messina, il professore non perde l’occasione di recarsi nei luoghi magici del waterfront dello Stretto, luoghi in gran parte ancora preclusi, ancora prigionieri di logiche assurde e scelte politico-amministrative scellerate. Dalla Fiera alla Falce, Michele Ainis non smette mai di dare il proprio contributo per una nuova visione strategica di Messina e del suo rapporto con il mare. Ieri Elio Conti Nibali ha voluto leggere un passaggio di una delle opere recenti dello scrittore e costituzionalista messinese, il romanzo “Risa”, edito da “La nave di Teseo”: «Eccolo, lo specchio dove ogni cosa è se stessa e insieme il suo rovescio: il doppio crine di monti che cadono sull’una e sull’altra riva; l’approdo calabrese dove alloggia Scilla e dirimpetto il porto falcato di Messina, che la leggenda vuole scaturito da un falcetto di selce che Cronò scagliò in mare dopo averlo usato per evirare il padre Urano; o ancora, la faglia d’onde ribollenti perché è proprio in quel punto che il Tirreno si rifrange e annega fra le acque del mar Ionio, in quei vortici bluastri che la gente qui chiama garofali, che coprono un dislivello di più di mille piedi nella foresta sottomarina d’alghi giganti. E in conclusione il doppio riflesso dei flutti contro il cielo e della volta celeste giù nell’increspatura grigio-azzurra dei due mari, lì sopra e lì sotto fusi in un unico elemento, senza orizzonti, senza linee di confine».
E Lelio Bonaccorso, fumettista messinese tra i più noti e talentuosi d’Italia, in pochi minuti ha disegnato la sua visione, “Lo sguardo davanti” (il nome è stato scelto da Ainis), con la bellissima donna incoronata (Messina) che tiene la mano sulla spalla di un bimbo (le nuove generazioni) davanti al mare della Falce, mentre sta per arrivare l’Alba. «Sin da piccolo guardavo quel pezzo di terra sullo Stretto che è la Zona falcata e credevo fosse un luogo magico e inaccessibile. Il motivo di tale segretezza, pensavo, dovesse essere che custodisse grandi e misteriosi tesori. Dopo 30 anni mi rendo conto di quanto non mi sbagliassi più di tanto... Credo sia arrivato il momento perché la città di Messina e i suoi abitanti si riprendano quel tesoro perduto».

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