Da oltre 40 anni la legge 194 garantisce alle donne il diritto e la scelta dell’aborto ma ancora oggi la sua applicazione è difficile ovunque. Un problema che riguarda anche Messina, dove l’obiezione di coscienza riduce al minimo i medici che praticano le interruzioni di gravidanza. Negli ospedali messinesi l’ondata di medici obiettori ha aumentato i disagi per la donna che vuole interrompere la gravidanza e che vuole restare vicino casa. «Non riesco a soddisfare tutte le richieste, facciamo sei interruzioni di gravidanza la settimana, più quelle terapeutiche, quindi se ci sono donne che arrivano in un’epoca troppo avanzata della gravidanza, vicina al limite previsto, non riesco a prenotarle perché ci sono due o tre settimane di attesa, c’è infatti un limite di legge oltre il quale non si può andare. In questi casi la donna deve rivolgersi ad altre strutture, anche fuori provincia, è ovvio che il disagio aumenta». È un quadro desolante quello tracciato dal professore Rosario D’Anna, direttore vicario di ostetricia e ginecologia del Policlinico, fino a poco tempo fa, direttore della scuola di Ostetricia e Ginecologia. E’ rimasto l’unico medico a garantire il servizio, inoltre è giunto quasi al limite della pensione. Anche ad agosto, durante le ferie, deve rientrare al lavoro per un paio di giorni la settimana, per far fronte alle richieste. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Messina