Un momento ritrovato, un giorno che mancava, come un compleanno che non si festeggia da tanto tempo, come una rinascita. Perchè, in fondo, è sempre stato così. Ad ogni 15 agosto, ad ogni giorno della Vara, per Messina l'augurio è sempre lo stesso: rinascere. Quest'anno, forse più che mai. Dal covid, dalla crisi economica, dall'inciviltà, da quelle brutture che vanificano natura e sforzi. Messina è bella, con tutte le sue contraddizioni. La Vara è bella, in tutte le sue contraddizioni. E' sempre stato così. E quelle luci che chiudono la festa, quei fuochi, quest'anno, hanno brillato ancora di più, ancora per più tempo, forse perché ne avevamo più bisogno. Quei fuochi che hanno colorato la notte della città, tenendo col naso all'insù bambini, innamorati, anziani, malati e famiglie, sono forse la più calzante metafora di una speranza. Che questa città torni a risplendere com'era un tempo, come racconta il grande libro della storia, spinta anche dai suoi uomini e dalle sue tradizioni. L'edizione 2022 può segnare la svolta: il riconoscimento del Ministero ai Beni Culturali, la consacrazione in un francobollo. Quest'anno può rappresentare una svolta per la città, un momento di resurrezione in cui si rema, o meglio si tira, tutti nella stessa direzione. La Vara è una festa di fede e fiducia, che l'altro, quello dopo e quello prima, non sbaglino il passo, non perdano l'equilibrio. Altrimenti si cade. E Messina, a volte, è caduta troppo in basso. E allora chiudiamo con la luce anche questo Ferragosto 2022 che assomiglia sempre più a un Capodanno estivo. Chiudiamo la festa con quei fuochi che brillano in cielo e tengono col naso all'insù bambini, innamorati, anziani, malati e famiglie e che sono, appunto, la più calzante metafora di una speranza: guardare in alto e brillare.