«Quel giorno tre malviventi armati, entrarono nel nostro negozio distruggendo tutto e puntando una pistola contro Guido. Mio marito è stato aggredito, durante la colluttazione sono partiti dei colpi uccidendo due malviventi e ferendone un terzo e da quel momento in poi è cominciato il nostro calvario. Mio marito non è un assassino, lui creava il bello, non uccideva». La signora Maria Angela Distefano riesce a stento a trattenere le lacrime e ancora ricorda quel giorno che ha rimescolato il destino della sua famiglia. Suo marito Guido è stato condannato in via definitiva a scontare una pena a 12 anni e 4 mesi con l'accusa del duplice omicidio di due rapinatori e del tentativo di uccidere una terza persona: il 18 febbraio del 2008 fecero irruzione nella sua gioielleria, “la Pierre Bonet di Nicolosi” che ha chiuso le saracinesche nel dicembre del 2019. E in sostanza, la legittima difesa non fu riconosciuta. «Il verdetto – racconta – lo ricordo come se fosse ieri. Era venerdì. E l'indomani per Gianni si sono aperte le porte del carcere. Adesso andarlo a trovare all' Ucciardone, che solo a nominarlo, mi fa venire i brividi, è diventato veramente difficile. E così ho deciso di sensibilizzare l'opinione pubblica usando change.org. E in sostanza chiedo due cose: la grazia del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la possibilità di ottenere il trasferimento per il mio Gianni. Un cosa questa, non di poco conto, che mi darebbe sollievo». La petizione indirizzata anche alla ministra della giustizia, Marta Cartabia, ha raggiunto in pochissimi giorni oltre 75 mila firme e tanti sono coloro che si sono stretti attorno alla famiglia non solo con messaggi di vicinanza ma anche con sostegni economici. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina