Messina

Lunedì 29 Aprile 2024

La piccola Elena assassinata dalla madre. La donna frequentava il corso di infermiera a Messina

 
 
 
 
Martina Patti
 
 

Elena del Pozzo, 5 anni a luglio, è stata uccisa in un assolato pomeriggio siciliano e per una notte intera il suo corpo è rimasto affidato all’abbraccio dell’Etna: è lì, in un campo incolto di Mascalucia alle pendici del vulcano che sputa fuoco e vomita lava da due anni, che Martina Patti aveva tentato di scavare tra le ginestre una fossa, però troppo piccola per contenere il corpo, infilato in una matrioska di sacchi neri, la propria figlia senza vita.  Elena conosceva bene quel campo, hanno spiegato i carabinieri, perché ci andava spesso proprio con la madre a cercare verdure, fiori, le ginestre: quei fiori gialli che resistono alla lava, alla leopardiana natura matrigna, quelle di «campi cosparsi di ceneri infeconde, e ricoperti dell’impietrata lava, che sotto i passi al peregrin risona; dove s'annida e si contorce al sole la serpe». La «serpe» di Martina era la gelosia. Con Alessandro del Pozzo aveva avuto questa figlia, che però, nonostante il suo sorriso e la voglia di vivere, non aveva dato loro l’opportunità di una pace, di una tregua che, tra mille preoccupazioni, i figli danno ai genitori separati in una guerra spesso latente. «Infelicità": è il termine usato dai carabinieri per definire la relazione tra i due, che da quando si erano separati avevano allacciato nel corso del tempo rapporti con altre persone. Ciascuno per la propria strada, ma uniti per il bene di Elena: non è andata così. Si era messo di traverso anche un guaio giudiziario in cui Alessandro era finito, accusato di una rapina che non aveva mai commesso. Martina, nella sua premeditazione dell’omicidio, aveva inserito nella fandonia anche questo elemento: gli uomini che avevano sequestrato la figlia, lo avevano fatto per punire il padre, che si era messo in testa di cercare il vero colpevole di quella rapina. La trama sconnessa ha retto poco tempo, sostenuta solo dal mugghiare dei social, che da ieri rilanciavano la bufala del sequestro all’urlo - legittimo, sacrosanto - di «Non si toccano i bambini» ma senza davvero riflettere sull'inconsistenza del piatto offerto dalla madre.

Chi è Martina Patti

Ventitré anni, iscritta alla facoltà di Scienze Infermieristiche del Policlinico di Messina, Martina viveva a Mascalucia, e con il padre di sua figlia, che aveva iniziato una relazione con un'altra donna, da tempo non andava d'accordo, come riferito dai familiari, e per questo i due si erano separati. A Messina la ricordano i colleghi del corso, dove frequentava il terzo anno.

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