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Mirko Maccarrone, da lavapiatti a manager di Huawei: il messinese tornato a casa

Classe 1990, ha cominciato da lavapiatti, è diventato manager della Huawei, poi ha deciso di azzerare tutto e ripartire. Il ritorno in Italia per stare accanto alla madre. E la sua start-up a Milano

«A 18 anni andrò via». Aveva avvisato i suoi, scrivendo una singolare lettera quando di anni ne aveva 14, e attaccò questo “inno all'evasione” in un luogo dove era ben visibile. Mirko Maccarrone, classe 1990, è un vero giramondo che si è avventurato tra Regno Unito, Cina e Australia. E negli anni ha costruito il suo futuro facendo tantissima gavetta. E da lavapiatti è diventato “global marketing lead Huawei”. Ora ex. E ogni singola avventura sembrava propedeutica al raggiungimento degli obiettivi.
«Ho sempre amato – racconta – esplorare nuovi posti e dopo un viaggio lungo con degli amici miei, con zaino in spalla, tornato a Messina mi chiesi come avrei potuto dare gambe ai sogni. E così iniziai a lavorare come agente immobiliare nello stesso periodo in cui mi immatricolai all'Università di Messina. Il lavoro piovve nel periodo peggiore di crisi nera, ma lì imparai la mia prima lezione importante: quella dell'ostinazione, maturata mentre mi sbattevano porte in faccia, anche se bisogna stare sempre vigili per il raggiungimento degli obiettivi».
E lui vigile è stato, conoscendo un signore solitario con tanto tempo a disposizione a cui portava la colazione, che gli regalò le chiavi per far bene, rivelandogli chi aveva messo case in vendita nel suo condominio. Una manna per il suo impiego: «Dopo mi ritrovai a fare il venditore porta a porta della Vodafone e misi da parte il budget necessario per il biglietto di Londra dove approdai nel 2010, come amo ricordare spesso, con tanti sogni in testa e pochi soldi in tasca. La vigilia di Natale cominciai a fare il lavapiatti, dopo settimane di ricerca in cui avevo trovato ospitalità a casa di un amico. Venivo pagato ad ore e ricordo che lo chef mi trattava malissimo. Mi chiamavano “Africa” ed ero l'unico siciliano. Un giorno mi chiese cosa volessi fare da grande e io gli risposi che volevo usare la comunicazione per fare qualcosa di buono. Ma lui fu lapidario, mi invitò a non seguire sogni irrealizzabili e a continuare a lavare i piatti».

Il battibecco servì al giovane per guardarsi intorno, svestirsi del ruolo annichilente per abbracciare quello di barista. Un cambio di passo non eccellente ma migliore: « A 21 anni – continua – non avevo iniziato a studiare, a differenza dei miei coetanei, però ero veramente ostinato. Ero in un tapis-roulant: correvo ogni giorno, ma in realtà ero fermo, mentre i miei amici mi dicevano che potevo tornare perché non avevo nulla da dimostrare». Un giorno, però, mentre stava macinando l'idea di tornare in Italia, si trovava in metrò, per un fortuito caso considerando che di solito si spostava sempre in bici, e si imbatté in un annuncio del Bvlgari Hotel che pubblicizzava un “Open day” che si sarebbe tenuto lo stesso giorno per la prossima apertura dell'Hotel. Il giovane, come insegnano i latini, diede seguito al “Carpe diem” e si presentò com'era conciato in quel momento, in tuta, pur non di non perdere l'occasione : «Pensavano mi fossi perso – ricorda con ironia – ma non mi persi d'animo. Ma passato il primo step mi ritrovai a parlare con un uomo ben vestito a cui dissi che avevo più degli altri quell'ostinazione necessaria. E nel corso della conversazione gli chiesi come si sentiva ad essere dall'altra parte del tavolo e gli rivelai che sentivo che anche lui era partito dal nulla. Come me. Passarono due mesi e nella posta indesiderata trovai una mail: mi offrirono un lavoro come assistente bar tender per 16 mila pound l'anno, almeno inizialmente, e alla fine riuscì anche a scendere dal famoso “tapis roulant” virtuale e mi iscrissi all'Università. Alla fine del turno di lavoro andavo direttamente a lezione per conseguire la mia laurea in Marketing, dormendo di fatto pochissimo. E ci arrivai al traguardo diventando pr manger con il massimo dei voti».

Ma adesso, come nei film è necessario far apparire un flashback. A vent'anni il giovane strettese si era innamorato del marketing grazie a un libro, “LoveMarks” di Kevin Roberts, (ex “global Ceo” di Saatchi e Satchi, uno dei gruppi pubblicitari più importanti al mondo), un uomo diventato suo mentore che "incrociò" tra la lista degli ospiti proprio al Bulgari: «Allora scoprì che veniva una volta al mese, aspettai il terzo anno universitario per scrivergli una lettera in cui raccontavo la mia storia , quella di un piccolo uomo che crede che nulla sia impossibile, che gli misi sotto la porta. Non gli chiesi un posto di lavoro ma lo ringraziai per quello che aveva fatto per me ispirandomi. Rischiavo in quel momento il mio stipendio sicuro e la possibilità di finirmi di pagare gli studi che ancora stavo portando avanti». Un mese dopo arrivò la lettera "romantica" fotocopiata e Robert in persona scrisse che non vedeva l'ora di conoscere Maccarrone. Quel momento arrivò insieme alla possibilità di lavorare due settimane in Saatchi e Satchi Londra: «Sembrava un sogno a occhi aperti dopo quello della laurea in cui portai orgogliosamente con me mamma. Sulla porta capeggiava la scritta “Niente è impossibile”. Quelle due settimane diventarono un anno e tre mesi in un'agenzia pubblicitaria prestigiosa, fino a quando mi chiamò Huawei, azienda allora per me sconosciuta che mi diede la possibilità di diventare global marketing manager, gestire un team, ed essere responsabile del lancio globale dell'Huawei P 10. Vidi le mie campagne pubblicitarie in giro per il mondo, diventando, dopo vari passaggi di livello, capo marketing Australia. A soli 28 anni».
A trent'anni però Mirko all'apice della carriera ha deciso di premere il tasto reset: «Ho lasciato l'Australia e Huawei e sono tornato in Italia dopo 12 anni per amore di mamma aiutandola a combattere la sclerosi multipla. Ora vivo a Milano – conclude – e ho fondato "MyHouseFarm.com", il primo orto domestico smart in Italia, con l'obiettivo di dare a ognuno l'opportunità di poter coltivare piante, verdure e frutta organica nel comfort di casa senza l’utilizzo di sostanze nocive e bisogno di spazi esterni». Il talento peloritano ricopre anche il ruolo di capo Marketing per un'azienda di Singapore in ambito tecnologico e blockchain, ma da vero motivatore racconta la sua storia e le proprie competenze maturate negli anni in Atenei prestigiosi come la Bocconi e l'Università Cattolica. Obiettivo? Ispirare i giovani che cercano la propria strada nel mondo.

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