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Messina, il duplice omicidio di Camaro: in casa di Costantino tracce di sangue delle due vittime

In casa le tracce di sangue erano solo delle due vittime. Non c’era invece nessun profilo ematico del sangue dell’omicida sia nell’abitazione che sul ciclomotore adoperato per la fuga.
Si va delineando sempre di più la cosiddetta scena del delitto per il duplice omicidio di Camaro San Luigi del 2 gennaio scorso, quando il 37enne Claudio Costantino ha ucciso a colpi di pistola il 31enne Francesco Portogallo e il 35enne Giovanni Cannavò. Che quel giorno erano piombati di primo pomeriggio nella sua abitazione per un chiarimento finito in tragedia.
Ieri mattina si è tenuta davanti al gip Fabio Pagana l’ultima udienza per l’incidente probatorio, che ha definito un primo quadro complessivo della vicenda.
Al termine il gip ha dichiarato chiuso l’incidente probatorio e ha disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero. Adesso, dovrà essere la Procura a decidere se le indagini possono ritenersi concluse o se siano necessari ulteriori approfondimenti, anche forse alla luce della lunga latitanza dell’uomo in Calabria.

Era in aula anche il killer reo confesso, catturato di recente da polizia e carabinieri dopo una latitanza di diversi mesi in Calabria. Costantino la sua verità l’ha raccontata qualche giorno addietro all’interrogatorio di garanzia, subito dopo la cattura in Calabria: aveva fatto dei prestiti ad entrambi, non restituiti; quel giorno Cannavò e Portogallo sarebbero arrivati in casa sua tutti e due armati di pistola; dopo la sparatoria era scappato e si era nascosto in Calabria perché temeva seriamente una “vendetta”. Secondo Costantino quindi, i due sarebbero “piombati” in casa sua entrambi armati con l’intenzione di ucciderlo e lui si sarebbe difeso sparando e colpendo entrambi ripetutamente, hanno chiarito le due autopsie con colpi alle spalle.

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