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Messina, inchiesta “Matassa”: 22 condanne sono definitive I DETTAGLI

La politica era già stata cancellata al processo d'appello, con le clamorose assoluzioni degli ex parlamentari Genovese e Rinaldi e la “pioggia” di prescrizioni per i reati elettorali. Era rimasta soltanto la mafia con una serie di pesanti condanne, decise quel pomeriggio del giugno 2021. E adesso, dopo il passaggio in Cassazione nella giornata di ieri per il maxiprocesso “Matassa”, 22 delle 25 condanne stabilite per gli appartenenti ai gruppi mafiosi cittadini diventano definitive.

In Cassazione infatti hanno rigettato praticamente quasi tutti i ricorsi difensivi e deciso la celebrazione di un nuovo processo a carico solo di tre imputati: Fortunato Cirillo, Salvatore Pulio e Raimondo Messina (per i primi due bisogna rivalutare in sostanza l'appartenenza al clan Ferrante, per Cirillo è tutto da rivedere mentre per Pulio solo per il trattamento sanzionatorio, e infine per Messina si tratta solo di un capo d'imputazione, quello che riguardava il tentato omicidio dei parenti dell'ex boss Iano Ferrara al rione Cep). Per loro tre quindi la pena finale potrebbe variare dopo la celebrazione del nuovo procedimento davanti alla Corte d'appello di Messina.

In Cassazione gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Billè, Carlo Autru Ryolo, Giuliano Dominici, Tancredi Traclò e Antonello Scordo.

Con questa decisione viene quindi confermato integralmente il nucleo delle condanne che nel 2021 confermò l'esistenza delle associazioni mafiose che furono delineate dalla Dda e dalla polizia con le indagini concluse nel 2016, associazioni mafiose che secondo la teoria iniziale dell'accusa in alcuni casi avevano costruito nel corso del tempo una fitta rete di commistioni e favori con la politica, attraverso una serie di soggetti del “mondo di mezzo” che hanno avuto contatti con gli altri due mondi. Al centro c'erano i clan Ventura e Ferrante a Camaro, con quest'ultimo sodalizio che in un determinato momento storico si era “avvicinato” parecchio al primo, e il gruppo Spartà a S. Lucia sopra Contesse.

In appello nel 2021 i numeri complessivamente furono di 25 condanne (22 rimodulazioni e 3 conferme) e 16 tra assoluzioni e prescrizioni. Per il resto i giudici disposero una serie di riduzioni di pena, condannando Giuseppe Cambria Scimone a 10 anni, Francesco Celona a 4 anni e 6 mesi, Giovanni Celona a 11 anni e 10 mesi, Antonio Chillè a un anno e 6 mesi, Fortunato Cirillo a 10 anni, Francesco Comandè a 6 anni, Andrea De Francesco a 7 anni, Francesco Foti a 7 anni, Lorenzo Guarnera a 10 anni, Salvatore Mangano a 10 anni, Raimondo Messina a 22 anni in continuazione con altre sentenze (si trattò del procedimento “Polena”), Massimiliano Milo e Rocco Milo a 3 anni e 6 mesi ciascuno, Gaetano Nostro a 16 anni e 6 mesi, Giuseppe Pernicone a 7 anni e 4 mesi, Adelfio Perticari a 10 anni, Salvatore Pulio a 10 anni, Francesco Tamburella a 7 anni e 6 mesi, Concetta Terranova a un anno e 10 mesi, Domenico Trentin a 10 anni, Carmelo Ventura a 13 anni e Giovanni Ventura a 10 anni. Tre invece furono le conferme della pena inflitta in primo grado, che riguardarono Carmelo Bombaci (4 anni e 6 mesi), Mario Giacobbe ( 2 anni) e Angelo Pernicone (11 anni). Tutte queste condanne - ad eccezione di quelle decise all'epoca per Cirillo, Messina e Pulio -, sono quindi da considerarsi definitive.

In appello nel 2021 tra assoluzioni e prescrizioni uscirono definitivamente dal processo in 16: Giuseppe Capurro, Vincenza Celona, Paolo David, Gaetano Freni, Francantonio Genovese, Baldassarre Giunti, Paola Guerrera, Antonino Lombardo, Lorenzo Papale, Giuseppe Perrello, Giuseppe Picarella, Rocco Richichi, Franco Rinaldi, Pietro Santapaola e Francesco Zuccarello. Si registrarono poi parecchie assoluzioni parziali, e fu stralciata la posizione del boss Santi Ferrante, per motivi di salute.

Al maxiprocesso d'appello del giugno 2021 in pratica assoluzioni e prescrizioni spazzarono via tutti i reati legati alle tre campagne elettorali tenute tra il 2012 e il 2013: l'ex deputato nazionale Francantonio Genovese e l'ex deputato regionale Franco Rinaldi, che avevano cucito addosso il reato di associazione finalizzata alla corruzione elettorale, furono assolti da questa imputazione con la formula «perché il fatto non sussiste». La sezione penale della corte d'appello presieduta dal giudice Alfredo Sicuro in pratica spazzò via le condanne inflitte in primo grado: 4 anni e 2 mesi a Genovese, 3 anni e 4 mesi per Rinaldi. La parte dell'inchiesta che riguardava Genovese e Rinaldi si occupava delle campagne elettorali per le elezioni regionali del 2012, delle Politiche del 2013 e delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale del giugno 2013.

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