Duplice omicidio a Camaro, arrestato dopo tre mesi a Rosarno il presunto killer Claudio Costantino
Oltre tre mesi dopo finisce la "latitanza" di Claudio Costantino, il 37enne accusato di aver sparato contro Giovanni Portogallo (morto subito dopo) e Giuseppe Cannavò (deceduto dopo otto giorni in ospedale) a Camaro San Luigi a inizio anno. A fermarlo gli uomini della Squadra Mobile di Messina e i Carabinieri di Messina che erano sulle sue tracce dal giorno della sparatoria, quel maledetto 2 gennaio. La richiesta d’arresto era stata avanzata dai due magistrati che coordinano il lavoro investigativo di carabinieri e polizia sulla vicenda, il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto Stefania La Rosa.
La cattura
Costantino è stato fermato stamattina, nell'ambito dell'operazione condotta dalla Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri di Messina. Le indagini degli specialisti della Squadra Mobile e dell’Arma dei Carabinieri, coordinate dalla Procura di Messina – Direzione Distrettuale Antimafia, hanno consentito di ricostruire il tragitto che ha condotto il latitante sino alle campagne di Rosarno, dove stamattina è stato localizzato ed arrestato. All’interno del covo, al momento del blitz, i poliziotti delle Squadre Mobili di Messina e Reggio Calabria ed i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Messina hanno trovato due documenti d’identità falsificati ed un telefono cellulare, adesso al vaglio degli inquirenti.
Ieri la perizia su Cannavò
Il 35enne Giuseppe Cannavò è stato colpito sei volte, in alcuni casi praticamente alle spalle. Mentre cercava di fuggire dal luogo della sparatoria di via Eduardo Morabito a Camaro San Luigi, insieme al 31enne Giovanni Portogallo, l’altra vittima della sparatoria, morto sul colpo. E su Cannavò la sua positività al Covid-19 «ha assunto un ruolo sostanzialmente marginale». Quindi il 35enne secondo il medico legale è morto sostanzialmente per le gravi ferite da arma da fuoco. Ecco ancora un altro step nelle indagini per la duplice esecuzione. Ma non è l’unica novità sulla vicenda, che vede in corso l’incidente probatorio davanti al gup Fabio Pagana. Dopo il deposito della perizia sulla consulenza autoptica da parte del medico legale Giovanni Andò in Procura, anche un altro consulente ha messo nero su bianco le risultanze dei suoi esami. Si tratta dalla dott. Paola Di Simone, direttore tecnico superiore biologo della Polizia, in servizio presso il Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Palermo, che ha completato l’analisi delle tracce di sangue repertate dai carabinieri all’interno o nei pressi dell’abitazione di Costantino, in via Eduardo Morabito, dopo la sparatoria. Il perito è chiaro: tre sono di Cannavò, altre tre sono di Portogallo, cioé delle due vittime. Questo significa molto per chiarire la dinamica della sparatoria, per gli inquirenti. Un altro tassello ancora: non sono state rilevate tracce di un qualche interesse sul ciclomotore Honda SH che il presunto killer Costantino ha adoperato per la fuga ed è stato poi ritrovato abbandonato sui Colli Sarrizzo. La dott. Di Simone ha eseguito gli accertamenti con l’ispettore superiore Ferdinando Mori, in servizio presso il Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Catania. Nell’inchiesta è anche indagato il 23enne Bartolo Mussillo, accusato di favoreggiamento dalla Procura per l’atteggiamento reticente che avrebbe tenuto proprio durante le indagini, secondo l’ipotesi gli inquirenti, e finito agli arresti domiciliari. Era in scooter sul luogo della sparatoria, ha accompagnato in ospedale il ferito, Cannavò, poi deceduto. È tornato sul posto anche quando sono arrivati gli investigatori. Mussillo, quando si è trovato davanti al gip Pagana con accanto il suo difensore di fiducia, l’avvocato Giuseppe Bonavita, per l’interrogatorio di garanzia, ha scelto la strada del silenzio.