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Duplice omicidio a Ucria per un parcheggio nell'estate 2019: 30 anni al macellaio Salvatore Russo

Furono uccisi Antonino “Nuccio” e Fabrizio Contiguglia, rispettivamente di 62 e 27 anni, zio e nipote

Trent’anni di reclusione. E' questa la condanna inflitta dalla Corte d’assise di Messina al macellaio 31enne di Paternò Salvatore Russo, accusato del duplice omicidio della sera di Ferragosto del 2019 quando, a Ucria, furono uccisi Antonino “Nuccio” e Fabrizio Contiguglia, rispettivamente di 62 e 27 anni, zio e nipote. Si tratta della stessa pena che aveva richiesto l'accusa, il pm Andrea Apollonio, nel gennaio scorso, a conclusione della sua requisitoria. Giudici e giurati hanno escluso per Russo l'aggravante della premeditazione. Alla base del duplice omicidio ci fu una banale lite scaturita per l’utilizzo di un parcheggio per disabili, nel pieno centro di Ucria.

Assolti invece da ogni accusa, con la formula "perché il fatto non sussiste", gli altri imputati per reati minori del processo, parenti delle vittime, Vittorio Contiguglia, Santino Contiguglia e il figlio Salvatore, che rispondevano di violenza privata in concorso. Per loro il pm Apollonio aveva richiesto a gennaio scorso pene tra i 6 e i 4 anni. Nell'agosto del 2019 il paternese Russo, con il cognato e le rispettive famiglie, stava trascorrendo le vacanze estive nel centro nebroideo ma ebbe uno scontro verbale con i componenti della famiglia Contiguglia per l’uso di quel parcheggio per disabili accanto l'abitazione. Così la sera del 15 agosto 2019, insieme ad altri quattro familiari, Santino Contiguglia, parente delle due vittime, si  recò a casa di Russo, chiedendogli di uscire per un chiarimento. La prima ipotesi prospettata dagli inquirenti era che il macellaio paternese si fosse impossessato di una pistola durante una colluttazione con i Contiguglia, strappando l’arma dalle mani di uno di loro, tanto da invocare inizialmente la legittima difesa. Ma la ricostruzione balistica e le successive indagini dei carabinieri della Compagnia di Patti, coordinati all'epoca del tenente Rocco Romeo, portarono a ben altre conclusioni.

A conclusione delle indagini, infatti, il pm scrisse che la pistola, una Beretta semiautomatica calibro 7.65, era in possesso dello stesso Russo, che la deteneva illegalmente dopo averla acquistata sul mercato nero da un romeno nel 2017, e l'aveva nascosta in una botola della sua abitazione, a Paternò. Furono i carabinieri di Patti a trovarla, durante una perquisizione. Nella vicenda Russo è stato assistito dagli avvocati Enrico Trantino e Salvatore Liotti, di Catania, mentre i tre Contiguglia dagli avvocati Giuseppe Bonavita e Luigi Gangemi. I familiari dei Contiguglia come parte civile, sono stati poi rappresentati dagli avvocati Luigi Gangemi, Alessandro Pruiti e Giuseppe Bonavita.

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