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Messina, il caro benzina non fa sconti a nessuno. E alcuni distributori stanno finendo le scorte

La clamorosa impennata dei prezzi non risparmia i cittadini e le grandi aziende di trasporto: i costi crescono del 30%. Caronte e Tourist calcola 33 milioni di euro di maggiori spese e “teme” rincari dei biglietti

Una lievitazione così repentina non la si vedeva dalla crisi petrolifera degli anni ‘70, quando anche a Messina si viaggiava a targhe alterne e, la domenica, i bambini scorrazzavano in bici per le strade deserte perché le auto dovevano rimanere spente. In pochissimi giorni il valore dei carburanti è salito alle stelle a cifre che non si sarebbero nemmeno potute immaginare. E anche la caccia al distributore meno caro rischia solo di far consumare preziosa benzina, visto che tutti i prezzi sono sostanzialmente allineati verso l’alto. Peraltro alcuni distributori già nel pomeriggio finiranno le scorte e non assicurano di ricevere altre consegne.

Chi distribuisce

«In venti giorni i carburanti sono cresciuti dai 30 o 40 centesimi. I mercati di solito non sono così reattivi ma si sta verificando una congiuntura di fattori che ha portato a questa impennata». Lei è Chiara Basile, responsabile comunicazione della Saccne Rete che ha una cinquantina di impianti di distribuzione in tutta l’isola, una ventina dei quali nel messinese.
«In estrema sintesi a far scattare questa crescita – spiega – sono stati i concomitanti fattori “guerra”, la riduzione delle materie prime dalla Russia e lo sfavorevole rapporto dollaro contro euro. La rete di distributori è solo l’ultimo anello della complessa catena dei carburanti. I nostri margini si calcolano in pochissimi centesimi, in alcuni casi in millesimi al litro. A noi il prodotto arriva già con questi prezzi e di certo il maggior valore non va nelle tasche dei distributori. Se avessimo applicato a Messina istantaneamente gli aumenti che abbiamo avuto noi alla fonte, sono certa che il mercato non li avrebbe potuti assorbire e i prezzi sarebbero stati più alti. Abbiamo fatto da cuscinetto». E ieri, anche per via della concomitante notizia dello sciopero degli autotrasportatori, spesso abbiamo notato file alla colonnina. «In realtà, nei giorni precedenti abbiamo registrato un decremento dei consumi – dice Chiara Basile –. La mobilità resta un bene prioritario ma chi può usa altri mezzi o razionalizza gli spostamenti eliminando quelli superflui. Messina non ha una posizione geografica defilata e non soffre più di altre città questo “caro prezzo”. La benzina arriva da Priolo o da Milazzo, dove per esempio è stato posto un massimale di acquisto, una limitazione per evitare difficoltà future di approvvigionamento». E, si sa, le crisi spesso portano in dote la capacità speculativa di chi ha ben pochi scrupoli. «Il pericolo, non solo a Messina, è quello del mercato parallelo che può fare affari approfittando di queste particolari condizioni. I prezzi molto più bassi possono essere il sintomo di scarsa limpidezza, dell’infiltrazione di chi fa affari poco puliti. E in questi casi la preoccupazione dell’operatore è che la maggiore sensibilità dell’utente al prezzo agevoli questo mercato parallelo».

Chi consuma

Le famiglie razionalizzano le uscite in auto, ma c’è chi non può fare a meno di usare i mezzi. Parliamo delle aziende pubbliche, in particolar modo quelle di servizi comunali.
L’Atm, per esempio, è fra quelle che, più di altre, deve fare i conti con il caro carburanti e non solo quelli tradizionali. In questi giorni negli uffici di via La Farina, calcolatrici al lavoro per capire quanto possa incidere sul bilancio questo boom dei prezzi. Con un centinaio di bus in linea e cinque tram in esercizio, l’azienda di trasporto subisce due tipi di aumento, quello sul diesel e quello elettrico.
La stima che è stata fatta in questi giorni fa venire i brividi. Su base annua, se dovessero restare questi i costi delle materie prime, Atm rischia di dover scrivere a bilancio qualcosa come un milione di euro in più. Da 2,5 milioni a 3,5. Ogni settimana i bus “consumano” 35.000 litri di carburante. La fornitura avviene attraverso il mercato Consip, quindi al minor prezzo possibile, ma l’aumento stimato del 30% dei costi di questa voce lascia pochi margini di ottimismo, se non c’è una svolta, specie sul fronte ucraino. Qualche vantaggio, Atm lo ottiene con il rimborso di una parte delle accise, ma paradossalmente non ci sono sconti sull’elettrico.
Alla Messina Servizi i numeri sono più ridotti, ma l’aumento medio previsto è del 30%. Passando da 1,2 milioni per rifornire i 300 mezzi a 1,6 a cui vanno aggiunti 200.000 euro di bollette.
«Esiste il problema, è serio e ci sta già molto impegnando – dicono da Caronte e Tourist –. Rispetto al 2021 solo nello Stretto potremmo dover sopportare, per l’acquisto di carburante, maggiori oneri per più di 9 milioni di euro e prevediamo un aumento dei costi pari al 10% del fatturato. Purtroppo non possiamo escludere – anche a causa della perdurante assenza di piani di riequilibrio – aumenti tariffari per le linee che collegano le isole minori (per le quali il caro carburanti ha già impattato per più di 16 milioni di euro) nell’ambito della convenzione statale ex Siremar. Allo stato attuale, per coprire l’aumento dei costi del carburante, l’aumento delle tariffe per i veicoli dovrebbe raggiungere il 50%, creando così evidenti problemi al territorio e al turismo. Inoltre, in assenza delle compensazioni su cui la Regione Siciliana si è impegnata ma che non sono state formalizzate, potranno doversi attuare delle possibili riduzioni dell’assetto delle linee. Non sappiamo valutare quale impatto potrà esserci per i passeggeri su mezzi veloci, gestiti da Liberty Lines». I costi sono già aumentati («ma inferiori a quelli applicati dai nostri concorrenti») sulle tariffe della linea Messina-Salerno che ha già avuto un aumento dei costi per 6 milioni. «Il prezzo del carburante – conclude Caronte – alle stelle ci costerà a conti fatti circa 33 milioni di euro in più rispetto al 2021, ma stiamo facendo e faremo di tutto per non trasferire su passeggeri e pendolari i maggiori costi che a causa della crisi stiamo sopportando».
E i cittadini? Loro si disperano e si sentono accerchiati dalle bollette e dal “pieno”. Tutto cresce troppo in fretta mentre gli stipendi restano immobili. Vivono una sorta di svalutazione reale. «L’aumento esponenziale del carburante è sotto gli occhi tutti – dicono il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi e la responsabile di Adiconsum Cisl Messina Rossella Canni - Ormai il prezzo del diesel ha raggiunto e in diversi casi superato anche quello della benzina. Basta fare un giro per le strade. Purtroppo, c’è ben poco da fare, perché se è vero che il costo del greggio è aumentato è anche vero che nel nostro Paese a questo si aggiungono le famose accise e l’Iva. Adiconsum ha elaborato qualche consiglio inserendo le buone pratiche come per esempio usare mezzi pubblici o fare benzina con il self service per risparmiare».

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