Domenico Abbate, inteso “minchitta” e Renzo Messina, conosciuto col nomignolo di “pastina”, apparentemente due insospettabili che da sempre sono stati obiettivo del mirino degli investigatori. Insospettabili ai più al punto che Abbate ha di fatto gestito un bar, intestato ad congiunto, situato nei pressi del Tribunale di Barcellona, divenuto punto di riferimento per le pause caffè di magistrati e avvocati.
Non è stato da meno Renzo Messina che attraverso una ditta intestata al coniuge, gestita personalmente dallo stesso, ha ottenuto per anni dal Comune di Barcellona senza gare d’appalto affidamenti diretti in prevalenza per lavori di riparazioni di guasti alla rete fognaria e idrica.
Tuttavia già dopo la denuncia di scompara presentata dal padre di Sebastiano Rizzotti nella mattinata dell’8 aprile 1990, poche ore dopo Domenico Abbate e Renzo Messina venivano individuati dai carabinieri come i sospettati principali della sparizione del giovane che aveva appena 23 anni. Sarebbe stato infatti Domenico Abbate con la sua moto a cercare e prelevare dall’abitazione di un compare della vittima il giovane Sebastiano Rizzotto del quale dal quel preciso istante si è persa ogni traccia utile al suo ritrovamento.
Di Abbate e Messina, considerati organici al sodalizio mafioso di Barcellona, hanno parlato numerosi collaboratori di giustizia. Mancavano solo i riscontri che gli investigatori hanno poi trovato con le dichiarazioni rivelatesi di Carmelo D’Amico e di Massimiliano Caliri, genero dell’ex boss Pino Chiofalo.
In ultimo Carmelo D’Amico, nell’interrogatorio del 3 dicembre 2020, ha dichiarato che Renzo Messina e Domenico Abbate facevano parte, sino al 2009, della famiglia mafiosa dei barcellonesi, con il ruolo di killer. (Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina)
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