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In Cattedrale l'ultimo saluto ad Antonio Martino. Ora riposa nel “Pantheon” dei messinesi illustri

Celebrati oggi pomeriggio nella Cattedrale di Messina i funerali dell'onorevole Antonio Martino morto sabato scorso all'età di 79 anni. E' stato ministro e parlamentare della Repubblica italiana. A officiare il rito funebre, il vescovo ausiliare Cesare Di Pietro.

Il ricordo di Piero Orteca

Era un intellettuale prestato alla politica. Da uno che aveva studiato a Chicago, alla scuola monetarista di Milton Friedman, ti saresti aspettato una certa fredda razionalità, e basta. Ma quando mai. Antonio Martino era un economista che sapeva fondere, assieme al rigore analitico, i suoi sogni di libertà e la ricerca del bene comune. «Potremo distribuire di più e costruire una società più ricca per tutti se sapremo produrre meglio», diceva. Condiva le sue lezioni con aneddoti, curiosità, spunti di vita vissuta che rendevano una disciplina “pesante”, come l'economia, addirittura affascinante. Parlava e si muoveva come un “fellow” di Oxford, più che come il prodotto di un'Università americana. Per questo era apprezzatissimo in tutto il mondo anglo-sassone e amico personale di alti esponenti della politica Usa e di diversi Premi Nobel. Mi voleva bene e gli volevo bene. Soprattutto, faceva cose grandi e non “gridate” con la Fondazione Bonino-Pulejo.

Nel 1994 organizzammo un vertice segreto a Messina, col ministro degli Esteri sloveno Davorin Kracun, per risolvere il contenzioso sull'Istria. Fu un successo. L'anno dopo riuscimmo, grazie a lui, a programmare, tra Messina e Taormina, il mega-convegno con tutti i rappresentanti dell'Unione Europea, alla presenza del presidente della Commissione, Barroso. Alla fine degli Anni '90, organizzammo il seminario sul futuro della politica italiana e Martino riuscì a far venire, nella città dello Stretto, personalità del calibro di Cossiga, Occhetto e Mario Segni. Ma l'evento forse più eclatante, che si svolse a Messina grazie a Martino, al suo braccio destro Giuseppe Moles e alla nostra Fondazione, fu il meeting sulla “Sicurezza nel Mediterraneo” con la Russia, nel 2006. L'iniziativa ebbe uno straordinario successo, anche per la presenza del ministro della Difesa di Mosca, Sergei Ivanov e degli incrociatori lanciamissili della flotta russa, attraccati, per la prima volta nella storia, in un porto della Nato. E proprio grazie a Martino, in quell'occasione, la Russia venne invitata a partecipare a un vertice della Nato che si teneva a Taormina. Altri tempi e altre diplomazie, verrebbe voglia di dire. Le navi si fermarono per tre giorni e furono visitate da giornalisti e autorità in un clima di amicizia. Martino contraccambiò l'invito con una serata di festa, tenutasi a bordo della nostra portaerei Garibaldi. Talvolta ho sentito qualcuno lamentarsi del fatto che Antonio Martino «aveva dimenticato la sua città». Bene, ripropongo le sue parole, estratte dal testo di un'intervista da me fatta per la “Gazzetta” il 12 marzo 2005 e che è ancora possibile leggere sul sito del ministero della Difesa. «Tornerei a Messina anche a piedi - dice Antonio Martino visibilmente commosso - perché mi sento messinese fino al midollo, un vero “buddaci”, in senso buono, s'intende. Quando mi invitano, come nel caso della presentazione del mio ultimo libro, se gli impegni me lo consentono scappo subito. Rivedere la Madonnina mi dà ancora un vero tuffo al cuore».

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