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L'imprenditore di Messina in Ucraina: «La guerra ha spezzato il mio sogno a Kiev»

«Io non racconto la storia, quella che si studia sui libri, ma la vita. In questo caso la mia, quella di un imprenditore con figli da portare avanti, ben 3, che da lontano spera che questa guerra cessi e che possa tornare a Kiev per portare avanti il progetto imprenditoriale iniziato con entusiasmo. A chi invece mi chiede se chiuderò i battenti dico che se fallirò sarà per altri motivi».
Il cinquantasettenne Marcello De Vincenzo la “guerra” l’ha vissuta due volte. Prima quella invisibile con la pandemia e ora con il conflitto russo-ucraino. L'Ucraina infatti lo aveva colpito piacevolmente e gli era sembrato il luogo ideale per innestare un nuovo progetto economico. «Kiev nonostante il clima di ostilità latente – precisa –, che persiste da anni, con la Russia stava crescendo esponenzialmente, e non ci aspettavamo certo che avremmo aperto un ristorante per poi chiuderlo a stretto giro. Il primo sopralluogo lo feci due anni fa, fui invitato a una grossa fiera, paragonabile al Cibus di Parma. E lì portai i nostri prodotti tipici come pidoni e arancini. L'accoglienza fu bellissima e il successo enorme e da lì nacque l'idea del progetto "Il siciliano" inaugurato lo scorso dicembre».
Una piccola oasi peloritana, con un manager messinese, Alessandro Lupini, un imprenditore anche lui di Messina, e un cuoco ragusano che si proponeva prima del conflitto di diventare un punto strategico dove poter distribuire le nostre prelibatezze anche a 150 km di distanza. Piani cambiati repentinamente dopo il nuovo scenario che si è venuto a delineare negli ultimi giorni. «Ora assistiamo inermi ad una situazione surreale e i palazzi che prima vedevo integri li vedo sbriciolarsi. Nel nostro piccolo stiamo facendo già la nostra parte e stiamo utilizzando tutto quello che abbiamo a disposizione per la popolazione che sta vivendo una situazione surreale».

Gli italiani sono andati via quasi tutti, da quello che so, ma io credo che a breve, dovremmo mobilitarci tutti per fare qualcosa. Io di sicuro non farò la parte di quello che si volta dall'altra parte o scappa davanti alla difficoltà, perché quello che è successo in Ucraina poteva succedere a tutti noi. Al momento dunque - conclude -, prego e spero per un popolo che crede fortemente nel proprio paese, che ha senso di appartenenza, e che soprattutto ha una voglia di fare impressionante. Ed è da ammirare. E spero che presto si possa parlare di un ponte tra Messina e Ucraina che unisce due culture di cui vorrei farmi promotore».

 

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