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Momento storico a Messina: inizia la demolizione delle baracche di Fondo Fucile

Questa mattina il via ai lavori che dureranno sei mesi. Anche se due baracche erano ancora abitate. La prefetta Di Stani e il sindaco De Luca: "Riscatto e rigenerazione urbana”

È solo l'inizio, solo un primo colpo di ruspa, ma è già Storia. Sono state avviate le operazioni di smantellamento della baraccopoli di Fondo Fucile. Operazioni lunghe: il capitolato d'appalto prevede sei mesi di lavori. Operazioni complesse: fino a stamattina, incredibilmente due baracche erano ancora abitate, da un uomo che sta scontando la pena definitiva agli arresti domiciliari e da un altro che ha gravi problemi di peso e di salute e che ha continuato a vivere nel suo tugurio, attorniato dalle macerie tutt'intorno, senza più luce e acqua, e pur avendo avuto assegnata l'abitazione.

Situazioni limite, scorie di quello che è la vita in una "favela", del disagio e del degrado sociale che baraccopoli come Fondo Fucile hanno rappresentato, concretamente e simbolicamente. Ma stamattina quel colpo di ruspa sancisce una cesura, tra il prima e il dopo. Fra qualche tempo, qui, nel luogo emblematico dell'emergenza abitativa e del risanamento incompiuto, non ci saranno più baracche, non ci sarà più amianto, non ci saranno più bambini che crescono tra topi e fogne, non ci saranno più politici e galoppini che verranno a promettere una casa, in cambio di voti. Nel giorno dell'inizio dei lavori, la commissaria governativa, la prefetta Cosima Di Stani, e il sindaco Cateno De Luca, evidenziano proprio questo aspetto: “Qui ricomincia tutta un'altra storia, un altro libro da scrivere, di riscatto e di rigenerazione urbana”.

La prefetta assicura tempi anche più rapidi di quelli previsti, seguirà passo passo l'evolversi dei lavori, che partono dallo smaltimento dei rifiuti accumulati e dei materiali d'amianto, tetti e coperture in eternit, che facevano di Fondo Fucile una vera e propria bomba mai disinnescata dal punto di vista igienico-sanitario.
Il sindaco rivendica con orgoglio tutto il percorso avviato dall'Amministrazione comunale, con le famose ordinanze "choc" dell'ottobre e del dicembre 2018, quelle che non si sarebbero mai potuto attuare (prevedevano lo sgombero e la demolizione immediata di tutte le baraccopoli) ma che hanno fatto da detonatore perché la vicenda diventasse davvero un caso nazionale. E infatti da quel momento, grazie all'impegno della deputata messinese Matilde Siracusano e, poi, anche degli altri parlamentari, grazie alla visita di Mariastella Gelmini, grazie alla determinazione della ministra Mara Carfagna, si è arrivati alla legge speciale per Messina, allo stanziamento di 100 milioni di euro, ai poteri affidati alla prefetta.

C'è la certezza, oggi, che le imponenti operazioni di sbaraccamento che hanno riguardato anche altre zone della città (prima le "Case D'Arrigo" a Maregrosso, poi l'Annunziata Alta), non siano più episodi isolati, ma tutte tessere connesse in un unico mosaico che, nell'arco dei prossimi tre anni, dovrà portare ad abbattere anche l'ultima delle baracche. Un obiettivo che sembra ancora lontano, ma d'altra parte che lo sbaraccamento di Fondo Fucile, fino a qualche tempo fa, sembrava solo utopia. E invece, come sottolineano anche l'assessore ai Lavori pubblici Salvatore Mondello e il presidente di Arisme, Marcello Scurria, "si è arrivati a questo risultato, grazie a un difficile, durissimo, lavoro quotidiano".
Le cose non accadono per miracolo. Quello che si sta facendo, si sarebbe potuto fare in tutti questi decenni, ma sappiamo tutti cosa è stato il Risanamento a Messina e quanti intrecci, di malaffare e cattiva politica, hanno alimentato un perverso meccanismo clientelare e criminale, che finiva con il paralizzare tutto. Oggi un pezzo di questo "sistema" va via con un primo colpo di ruspa...

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