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Eolie, pescatori di totani contro i delfini: "Sono una calamità naturale"

Il consorzio eoliano, in una nota, ha evidenziato che i pescatori depositeranno la loro licenza negli uffici marittimi con la causale “Delfini, una calamità naturale inarrestabile”,

Botta e risposta tra 50 pescatori eoliani, iscritti al Co.Ge.P.A. (Consorzio di indirizzo, coordinamento e gestione della pesca costiera, locale, artigianale e ravvicinata delle Eolie) e il team di “Life Delfi”, che porta avanti un progetto europeo per la convivenza tra delfini e pesca professionale.

Il consorzio eoliano, in una nota, ha evidenziato che i pescatori depositeranno la loro licenza negli uffici marittimi con la causale “Delfini, una calamità naturale inarrestabile”, sospendendo la pesca del totano che “a causa dell’attacco dei delfini sta provocando perdite del 60-70% del pescato, rispetto al passato”. I pescatori, esasperati dalle perdite provocate da questi mammiferi, hanno spiegato che «non esiste nessuna possibile alternativa per fare desistere i delfini e che i dissuasori non fanno altro che diventare una fonte di richiamo».

Di tutt’altro parere il team di “Life Delfi”. «I delfini – sostengono - sono un patrimonio di biodiversità del Mediterraneo e anche delle acque delle Eolie, dove sono presenti due specie: il tursiope e la stenella striata, con popolazioni stanziali. Quella del tursiope, peraltro, è a forte rischio estinzione. In quanto tali i delfini vanno tutelati e non etichettati come una calamità.

L’utilizzo dei pingers, i dissuasori acustici, e di attrezzi da pesca alternativi non danneggiabili da parte dei delfini, insieme allo sviluppo di attività economiche alternative per i piccoli pescatori, sono la strada da seguire. Stiamo collaborando con molti pescatori e faremo il possibile per aiutarli a ridurre le interazioni con i delfini e agevolarli nel percorso di riconversione dei mestieri».

Il progetto Life Delfi, finanziato attraverso il programma Life dell’Ue, vede coinvolti 10 partner, coordinati dal Cnr-Irbim di Ancona. Sull’argomento interviene il biologo marino, Franco Andaloro. «Se le risorse ittiche mancano per i pescatori, mancano anche per i delfini e scoppia una “guerra tra poveri”. Se i pescatori escono alla pesca del totano, e ci sono delfinidi nell’area di pesca, i totani allarmati dalla presenza dei predatori scompaiono, quantomeno non sono pescabili e i pescatori possono ritornare indietro.

Le soluzioni non sono molte ma vanno portate avanti dalle associazioni di pescatori, dalla politica della pesca e dalla ricerca scientifica. Una di queste è l’uso dei pinker. Un’altra è indennizzare i pescatori dei danni, con sistemi oggettivi per creare un altro ammortizzatore sociale inefficace, anzi pericoloso.

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