Il paradiso perduto e poi riconquistato. Il parco Aldo Moro è sconosciuto ai più. Settanta anni fa il Comune lo cedette all’istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e da allora quell’oasi di un ettaro e mezzo con vista mozzafiato sullo Stretto è diventata off limits. Ora quel parco “avvolto” dal viale Regina Margherita a pochi passi dall’Ignatianum potrà presto unirsi a Villa Dante, Mazzini o Sabin ( le dimensioni sono simili a questi ultimi due spazi) fra le aree a verde attrezzate della città.
Ieri, simbolicamente, il sindaco De Luca, ha ripreso possesso del parco. Una diretta social attraverso la quale i messinesi hanno potuto vedere le condizioni di quei 14.000 metri quadri che oggi sembrano una giungla equatoriale con vegetazione incolta ovunque e che fra un paio di settimane potrebbe già avere ben altro aspetto.
Con il sindaco, gli assessori, e i tecnici che si stanno occupando del progetto, anche i mezzi meccanici di Messina Servizi che hanno iniziato una pesante opera di pulizia e scerbatura della zona. Riemergeranno i viottoli fra i quali si ergevano alberi ed essenze piantati decenni e decenni fa e che però ora sono soffocati dal resto della vegetazione comune. Questo consentirà ai tecnici di poter completare i sopralluoghi e quindi il progetto definitivo sul riordino del parco. Un’iniziativa che si inserisce nel piano di forestazione urbana per il quale il comune ha a disposizione 25 milioni di euro. Sarà realizzato, come previsto dallo studio del progettista Carmelo Celona ( rup è Placido Accolla) un prato rustico in tutta l’area, il camminamento sarà in acciottolato e saranno inserite opere scultoree e di arte topiaria cioè il taglio geometrico delle piante.
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