«Una celebrata Pineta, che un giorno mi sembrò fiammeggiare alla luce di infiniti doppieri, per la fioritura di numerosi tassi barbassi, dallo strano fiore simile ad un candelabro con molte braccia. Una Foresta antichissima, se si pensa che sul limitare ad Ovest ci sono ancora i resti della cosiddetta “Casa del Re”, o come la intendiamo noi cammaroti, “i Casurè”. Questi resti, erano antiche dimore di re e nobili, che usavano la Foresta del Camaro, come dimora per grandi battute di caccia...». Scriveva così Vittorio Callegari nel 1959, sulla rivista “Il Mezzagosto messinese”. Quando si parla di “luoghi del cuore”, eccone uno vero, paradiso perduto e ritrovato, il Bosco vecchio di Camaro, scenario fiabesco da libro di Dino Buzzati. E non solo per i “cammaroti”, ma per chiunque ami Messina, questo è davvero un posto speciale che, se scoperto, assaporato, gustato, vissuto con l’anima e con tutti i cinque sensi, ti fa capire quanto possa essere bello il nostro territorio. Se non lo avessimo stuprato già abbastanza. Se non continuassimo a trattarlo da pattumiera, come dimostrano le strade che portano ai nostri Colli, imbrattate da persone non degne di mantenere la qualifica di esseri civili. Averlo sottratto all’incuria e all’abbandono, dopo decenni di attesa, è opera meritoria, che resta sui libri della nostra Cronaca-Storia cittadina. Adesso va difeso ad ogni costo, preservato dagli imbecilli e dai delinquenti, inserito in quel piano di valorizzazione paesaggistico-ambientale, ma anche turistico-culturale ed educativo (rivolto alle scuole), che deve riguardare tutti i nostri Monti Peloritani. Il vanto della Foresta di Camaro è che è proprietà del Comune e che ora, finalmente, può definirsi il più vasto, spettacolare, Parco urbano della città di Messina. A chi, di questo “luogo del cuore”, va scrivendo da oltre trent’anni, è comprensibile che scappi anche qualche lacrima di commozione...