Prima della pandemia, la strada che conduce verso la parte a monte del torrente Trapani era la via che i pellegrini percorrevano a piedi per raggiungere l’eremo della Madonna di Trapani, una bella chiesetta immersa nel verde che nel corso dei secoli è rimasta punto di riferimento per i fedeli. Da due anni, invece, è una strada lasciata al degrado e alle erbacce che insieme alla spazzatura ricoprono completamente i marciapiedi. Nessuno si occupa più di questa arteria che sembra abbandonata a se stessa come denuncia Calogero Centofanti, messinese d’altri tempi ma con uno sguardo sempre attento e attuale sulla città. Auspica un destino diverso per questa porzione di territorio dove il verde la fa ancora da padrone, l’aria è pulita e il cemento non ha ancora aggredito del tutto la collina. «Mi piacerebbe che questa borgata che ora è occupata da palazzi moderni, avesse la possibilità di essere fruita dai cittadini perché è uno spazio unico, dista pochi minuti dal centro, è ancora incontaminato, il transito delle auto è raro, non ci sono industrie né opifici e l'aria è salubre» dice mentre percorre a piedi un tratto della strada cercando di scansare rovi e spazzatura. Mentre descrive la bellezza di un posto vicino alla città ma con tanto verde non nasconde l’amarezza per come è trascurato e dimenticato. Basta infatti percorrere a piedi una parte di questa strada per capire di essere in un’oasi di verde e pace. Una strada che, si narra, sia stata percorsa anche dal poeta Giovanni Pascoli durante il suo soggiorno a Messina. «Un mio conoscente – prosegue Centofanti – mi riferì di aver saputo dal nonno che addirittura da qui era salito qualche volta il professore Giovanni Pascoli che pare sia stato ispirato dalla chiesetta nella poesia “L’Aquilone”, ovviamente sono cose che ho saputo de relato non sono testimone e non ho certezza». Centofanti propone anche di rendere fruibile la trazzera nei pressi della chiesa che conduce fino alla via Palermo e che viene percorsa dai pellegrini in occasione della processione della Madonna di Trapani. «Lo stradone non ha vie di fuga– spiega – quella stradina, una volta resa percorribile potrebbe rappresentare una valida alternativa». Insomma l’obiettivo è valorizzare una porzione di territorio ma anche renderla più sicura. La strada che conduce alla parte alta del Torrente Trapani è stata realizzata negli anni Ottanta ma solo alla fine degli anni Novanta fu illuminata. Le banchine di entrambi i lati non sono mai state completate con le mattonelle è rimasto il cemento. Nel tempo sono cresciuti rovi ed erbacce, alcuni cespugli sono diventati altissimi ed è arrivata anche la spazzatura rendendo entrambi i marciapiedi inutilizzabili e completamente impraticabili. Salendo non è difficile imbattersi in rifiuti di ogni genere. Il peggio si incontra quasi alla fine della salita quando la strada diventa sterrata e si inerpica sulla collina per arrivare fino alla chiesetta. L’eremo è ben tenuto e curato, è un punto panoramico dove si può godere di una vista meravigliosa, un posto che è sempre stato caro ai messinesi che meriterebbe di essere valorizzato come merita.