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La Cittadella fieristica di Messina, per quanto tempo resterà così FOTO

La cittadella fieristica diventata il simbolo della paralisi delle opere pubbliche sui terreni dell’Authority

Tre appalti su tre bloccati. Non si può certo dire fortunata la gestione del presidente dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto, Mario Paolo Mega. Ma quella che ne paga le conseguenze è la città di Messina che, proprio nel luogo più strategico del suo affaccio a mare, si trova con una distesa di cantieri fermi, di macerie imbalsamate, di divieti di accesso, di dilagante degrado. Mentre si annunciano i mirabilanti finanziamenti del Pnrr, mentre ci si riempie la bocca di termini come transizione ecologica o sviluppo sostenibile, il settore delle opere pubbliche continua a essere avviluppato dalle reti della burocrazia e della giustizia amministrativa, tra ricorsi e controricorsi, ordinanze del Tar e sentenze del Cga che ne ribaltano gli effetti, tra guerre paralizzanti che vedono, da un lato, progettisti, responsabili del procedimento e direttori dei lavori e, dall’altro, le imprese.
E il simbolo di tutto ciò è quel che resta del vecchio Teatro in Fiera. Prima, la scoperta degli ordigni bellici, e anche in questo caso non si può dire sia stata fortunata l’Authority. Perché se è vero che, in una città semidistrutta dai bombardamenti come fu Messina alla fine della seconda Guerra mondiale, va messa nel conto la possibilità di rinvenire vecchie bombe inesplose, è anche vero che ai tempi della costruzione del Teatro (anni Settanta) quegli ordigni non vennero fuori. Ma tant’è.
Il vero problema è insorto successivamente, quando il Cga ha clamorosamente ribaltato l’esito della gara d’appalto per la riqualificazione e rifunzionalizzazione degli uffici e del Padiglione d’ingresso della Fiera di Messina, con importo a base d'asta fissato in poco meno di 10 milioni di euro, oltre agli oneri per la sicurezza pari a 573mila euro non soggetti a ribasso. Ebbene, questo stop – dovuto all’annullamento degli atti di gara disposto dal Consiglio di giustizia amministrativa, che ha imposto all’Authority di togliere l’appalto all’impresa prima arrivata (il Consorzio Stabile) e di assegnarlo al secondo raggruppamento (Jonica-Sorbello-Cocer) – potrebbe essere provvidenziale. Si è partiti col piede storto? Si faccia in modo di rimediare. E come? Semplice: azzerando l’idea della ricostruzione e liberando la cittadella fieristica dalle macerie che la stanno occupando ormai da quasi un anno.

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