Blitz dei finanzieri nel mondo dell'economia locale. Le fiamme gialle del Comando provinciale di Messina hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e reale, arrestando (ai domiciliari) tre persone e notificando l’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa, in qualsiasi forma, per la durata di un anno, per altre otto. Al contempo sono state sequestrate somme per un valore di circa mezzo milione di euro.
Un sofisticato sistema di frode
Il provvedimento, sulla base di imputazioni provvisorie e che dovranno comunque trovare conferma in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Patti, Eugenio Aliquò, su richiesta della Procura della stessa città e scaturisce dalle indagini svolte dai Finanzieri della Tenenza di Patti, coordinati dal Gruppo di Milazzo, che hanno consentito di disvelare un sofisticato sistema di frode attraverso il quale gli indagati avrebbero percepito, indebitamente, fondi pubblici, per un importo di oltre un milione di euro.
Nel dettaglio, le investigazioni delegate dalla Procura della di Patti, con a capo il procuratore Angelo Cavallo supportato dal Sostituto Alessandro Lia, consentivano di individuare nei pattesi S.P.G. cl. 71 e L.C. cl. 80 e nel gioiosano I.G.R. cl. 91, tutti destinatari dei domiciliari, i componenti del direttorio di un complesso gruppo criminale, seppur gli ultimi due in posizione subordinata ma ai vertici di una strutturata associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato, all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e alla frode fiscale.
Il dominus e i suoi "accoliti"
A tal fine, sfruttando anche rapporti parentali ed amicali, sotto la direzione del dominus S.P.G. cl. 71 - gravato da molteplici precedenti per reati contro il patrimonio e attualmente già ristretto in carcere per un cumulo pene (per il quale dovrà scontare sette anni di reclusione) - a decorrere dal 2016 in poi, sono state costituite ben 10 società, di cui due amministrate di diritto dai nominati L.C. cl. 80 e I.G.R. cl. 91 e le rimanenti 8 da altri soggetti, oggi tutti destinatari del provvedimento di interdizione.
Dall'attività di stampa alle costruzioni, dal catering alla ristorazione
Tutte attività d’impresa soggettivamente ed oggettivamente interconnesse, non solo per via dei rapporti interpersonali esistenti, ma soprattutto per la ritenuta natura fittizia di numerosi rapporti economici intercorsi tra le stesse, formalmente attive in eterogenei settori d’impresa, dal commercio all’ingrosso di altri prodotti alimentari, all’attività di stampa, al commercio di macchine e attrezzature, alla costruzione di edifici e sino all’attività di catering e ristorazione, il tutto finalizzato all’ottenimento di ingiusti profitti. Illeciti introiti ottenuti non solo attraverso la produzione e utilizzo indiscriminato di false fatture per documentare il sostenimento di spese relative a 4 progetti d’investimento, assistiti dal Fondo centrale di Garanzia della Banca del Mezzogiorno Mediocredito Centrale, ma anche per non aver onorato, successivamente all’avvenuta erogazione, i connessi impegni assunti con il contratto di finanziamento.
L'indagine nel dettaglio
Più in particolare, le indagini a cura degli specialisti economico-finanziari della Tenenza della Guardia di finanza di Patti hanno evidenziato come i rapporti economici tenuti sotto controllo risultassero connotati da evidenti profili di anomalia: opere edili mai realizzate, falsi preventivi di spesa, macchinari mai acquistati, il tutto artatamente costruito per indurre in errore gli istituti di credito eroganti.
Progetti solo... sulla carta
Solo sulla carta i 4 progetti d’investimento, per un importo totale pari ad oltre un milione di euro, avrebbero dovuto essere destinati alla realizzazione di pasta “bio” di elevata qualità, prevedendo anche la ristrutturazione - poi rivelatasi “fantasma” - di un opificio industriale ubicato in provincia di Enna, addirittura prevedendo la digitalizzazione dell’azienda e millantando l’introduzione di sofisticati e moderni macchinari, nella realtà mai acquistati dalla capofila: non veniva rinvenuta in sede di ispezione del presunto stabilimento alcuna pasta “bio”, di cui peraltro non risultava essere mai stata avviata la produzione, rilevando di contro un imponente presenza di ratti, segno tangibile di un completo stato di abbandono.
Senza sedi e senza... imprenditori
Ancora, le investigazioni svolte consentivano di appurare, da un lato, l’assenza di qualsiasi profilo imprenditoriale da parte degli amministratori di diritto, alcuni anche gravati da precedenti penali e di polizia, dall’altro, l’inesistenza delle sedi delle società emittenti/riceventi la documentazione commerciale, in quanto sprovviste di reale struttura logistica/aziendale, alcune totalmente prive di dipendenti a fronte di fatturati significativi, ovvero in molti casi rivelatesi mere domiciliazioni riportanti solo il nominativo della società, addirittura senza conto corrente aziendale, così riconducendo la direzione delle medesime a classiche “teste di legno”, prestanomi che, allettati dai facili guadagni e dalla promessa di immediati vantaggi, tra cui automobili e somme in denaro, si sono resi disponibili ad assecondare l’organizzazione oggi repressa, di qui il loro considerarsi partecipi dell’associazione investigata.
Fatturazioni false
Un giro vorticoso e milionario di documentazione falsa, pari a ben 21 milioni di euro tra fatture false emesse e ricevute e che solo una meticolosa analisi della documentazione contabile delle società coinvolte ha consentito di ricostruire nel dettaglio. A tal proposito, peraltro, le fiamme gialle pattesi hanno attuato anche mirate ispezioni fiscali che, oltre a portare alla tassazione dei proventi illeciti quantificati in oltre 1 milione di euro, riferibili all’importo totale del contributo frodato, hanno consentito di segnalare all’Agenzia delle Entrate di Messina e alla Procura di Patti importanti valori frutto di evasione fiscale, per oltre 4 milioni tra Iva e Irap.
Gli altri illeciti
In tale ambito, i destinatari dei provvedimenti, tramite le società coinvolte, si sono resi responsabili di più ipotesi di commissione, in maniera sistematica e reiterata, di svariati illeciti penali-tributari, dall’occultamento e/o distruzione di scritture contabili all’omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi.
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