Una domenica “qualunque” e non il giorno della Festa - quella in cui Messina celebra la sua identità nella grande devozione a Maria, l’Assunta - avvolta da un silenzio surreale che non è riuscito a celare la tristezza degli sguardi. Era questa l’atmosfera che si respirava stamattina in città, percorrendo la strada che da piazza Castronovo porta al Duomo. Seduto in un angolo della navata sinistra in attesa di partecipare alla celebrazione c’era mons. Vincenzo D’Arrigo, giunto lì dalle prime ore del mattino per portare ai piedi della Veloce Ascoltatrice le attese di un popolo che nella prova si riscopre unito più che mai. “Passare da lì e non trovare quel cippo che racchiude la nostra storia, è stata una fitta al cuore”, ha detto commosso il sacerdote. Durante il solenne pontificale, l’arcivescovo ha voluto raccogliere l’appello dello storico cappellano della Vara invitando con lui i fedeli ad alzarsi i piedi per rinnovare, al grido di “Viva Maria”, una devozione che nell’attesa attinge la forza per “riscattarsi dal dolore e dalla precarietà”. “Il giogo della pandemia è forse meno arduo da trascinare rispetto alla Vara?”: parole forti, inaspettate, quelle con cui il Presule ha sottolineato come, sebbene il Covid abbia fermato per il secondo anno consecutivo la più forte delle tradizioni della città dello Stretto, nulla impedisce a ciascuno di noi di “essere tiratori di gioia e carità”, invertendo - come nella girata di via Primo Settembre - la rotta della vita. Maria modello di accoglienza, accompagnamento e comunione fraterna: così l’arcivescovo ha chiesto ai cittadini di vivere come Lei “con i piedi per terra e lo sguardo rivolto al cielo”, trasformando la casa in cenacolo di fede rinnovata. Al rito, concelebrato fra gli altri dai padri domenicani e dal delegato arcivescovile per la Cattedrale mons. Giuseppe La Speme - che per l’occasione ha allestito l’altare con due preziosi candelieri in argento del 600 - hanno partecipato le massime autorità civili e militari e il gruppo storico “Vara di Messina” presieduto da Francesco Forami, che ha fatto realizzare il Cero votivo esposto in Duomo per l’occasione. La celebrazione è stata animata dalle corali “La Perosiana”, “Delle Vittorie” e “Cappella musicale della Basilica Cattedrale” dirette dal maestro Giuseppe Romeo e accompagnate all’organo da don Giovanni Lombardo.