E' uno tra gli affacci a mare più belli d'Italia, in pieno centro città, caratterizzato anche dalla peculiare conformazione della Falce, ma senza mezzo centimetro di mare balneabile o, meglio, accessibile. Terza e Quarta municipalità sono il cuore di Messina e contano, insieme, poco meno di 10 chilometri di costa da... "Bandiera nera”. Dove, le ferrovie da un lato, i porti dall'altro, negano di fatto una meravigliosa porzione del litorale messinese. Nascosto dietro fasci di binari spesso inutilizzati, capannoni, aree militari, porto storico, stazione marittima, il cantiere della Fiera e la rada San Francesco, c'è un mare da spettacolo. Basta solo andarlo a cercare. In quei pochi scorci da cui è visibile e accessibile, sbatte in faccia al messinese tutta la sua bellezza.
La III Municipalità
L'unica “discesa” a mare (se così la si può chiamare) della III municipalità che conta circa 3 km di costa è quella della via San Cosimo, da cui si giunge a un sottopasso ridotto a “inceneritore fai da te”. E' quasi impossibile accedervi, ma una svolta arrivati alla fine del tunnel lo spettacolo che si presenta davanti mozza il fiato. Un mare azzurro e cristallino, file di scogliere e piccole spiaggette. Insomma un paradiso della vergogna.
Le discariche e il muro della ferrovia
“Attraverso degli atti di indirizzo rivolti all'Amministrazione – spiega il presidente della III municipalità Lino Cucè - abbiamo chiesto la pulizia dell'area e la possibilità di utilizzare lo slargo per consentire ai cittadini di avere almeno un accesso al mare in tutta la circoscrizione, abbiamo chiesto con forza che queste zone diventino balneabili e che ci sia la possibilità, soprattutto per chi non si può spostarsi, di usufruire di una delle zone più belle della nostra città. Quella di realizzare una ferrovia davanti a queste meraviglie è stata una scelta scellerata, che ha rubato il futuro alla città di Messina, negato anche dalle Ferrovie che si sono impadronite delle aree più belle”.
Il futuro? Nel PUMD
E a proposito di futuro, quello di quest'area potrebbe essere “riscritto” attraverso il PUDM, il Piano di Utilizzo del Demanio Marittimo che però, al momento, sembra sempre di più essersi trasformato nella tela di Penelope. Da oltre nove anni, a cavallo di tre amministrazioni, il documento è stato più volte, corretto, rivisto, bocciato, riadattato e ancora bocciato. “Siamo alla terza riedizione – spiega ancora il presidente Cucè – e speriamo che sia la volta buona. E' previsto – continua - che quest'area sia liberata per diventare completamente balneabile e il PUDM, inoltre, intersecandosi con il PIAU, il Piano Innovativo in Ambito Urbano e con il completamento della via Don Blasco potrebbe ridisegnare il volto della costa del centro città, anche con l'insediamento di stabilimenti balneari e l'accesso al mare bypassando la ferrovia con ponticelli”.
IV Municipalità
Così come la III anche la IV municipalità è un paradiso della vergogna. Una delle poche aree pubbliche da cui è possibile ammirare il mare (e che dista solo qualche chilometro da piazza Cairoli) è quella “rivitalizzata” del “Ricrio a mare”, un'isola di bellezza in mezzo al poco o nulla. “La nostra – spiega il presidente della IV municipalità Alberto De Luca – è la circoscrizione in cui sono nate le prime strutture balneari di Messina ed è indecente che oggi non sia permesso neanche ai pescatori di arrivare al mare. I divieti di accesso si susseguono uno dopo l'altro, fino ad arrivare all'area militare, poi si passa alla zona di competenza dell'Autorità portuale che arriva praticamente sino alla Fiera e, infine, la rada San Francesco. Sono cinque chilometri di mare negato in pieno centro città”.
Il sogno di Maregrosso
E se si riesce a guardare anche una piccola parte di quel fazzoletto d'azzurro, la sensazione che si ha è quella di un mondo inafferrabile, eppure così vicino. “Il nostro obiettivo – continua De Luca - è rendere nuovamente fruibile quanto più possibile l'affaccio a mare e partiremo dall'area di Maregrosso che, attualmente, è interdetta per problemi ambientali, la superficie è stata bonificata, ma si attende l'esito delle indagini sul sottosuolo. Liberare almeno una parte di Maregrosso e vedervi sorgere il primo stabilimento balneare del centro città, questo – conclude De Luca – sarebbe un piccolo grande passo verso la normalità che vogliamo traguardare entro la fine del mandato”.