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Messina, quel pestaggio a sangue dietro il market della droga a Santa Lucia. Dieci arresti - I NOMI

Sequestrati 21 chili di marijuana e 80 grammi di cocaina

L’ennesimo traffico di droga scoperto in città, dove ne gira purtroppo parecchia, praticamente a tappeto in ogni quartiere, per un giro d’affari molto redditizio portato avanti dai vari gruppi criminali in “perfetto accordo” tra loro, questa volta è venuto fuori a S. Lucia sopra Contesse. Nella notte 80 uomini della Polizia sono stati impegnati in una vasta operazione che ha portato all’esecuzione di undici misure cautelari, cinque in carcere e cinque ai domiciliari, più un obbligo di dimora.

L’operazione, nome in codice “Knock down”, è l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, su “un pericolosissimo gruppo che era dedito al traffico di sostanze stupefacenti”.

Gli arrestati in carcere:

  1. Aloisi Antonino, classe '86
  2. Arena Salvatore, '94
  3. Arrigo Angelo, '88
  4. Fiore Matteo, '93
  5. Marra Nicola, '89

Agli arresti domiciliari

  1. Alati Carmelo, classe '85
  2. Chiatto Valentino, '91
  3. Rizzo Roberto, '96
  4. Romano Domenico, '90
  5. Settimo Daniele, classe 2000

Obbligo di dimora

  1. Arena Giuseppe, classe '75

Il pestaggio per un debito di droga

L’indagine ha avuto la sua genesi dagli approfondimenti svolti dopo un violento pestaggio avvenuto in città nel novembre del 2018. In quella occasione, gli investigatori della Mobile sono intervenuti al pronto soccorso del Policlinico per la segnalazione del ricovero di un giovane, in prognosi riservata, con un vasto trauma cranico. Era stato selvaggiamente picchiato da più persone. Fin da subito le indagini si sono indirizzate sul gruppo di Santa Lucia sopra Contesse e si sono sviluppate scandagliando le dinamiche criminali soprattutto nell’ambito del traffico degli stupefacenti. Gli investigatori si sono resi subito conto che l’aggressione ai danni del ragazzo era scaturita da un debito contratto per il mancato pagamento di un quantitativo di sostanza stupefacente, debito di appena 200 euro. Così dall’estrapolazione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza installati in ospedale è stato possibile risalire ai soggetti che avevano accompagnato la vittima al pronto soccorso, ed è scattata una imponente azione d’approfondimento investigativo condotta dalla Mobile e coordinata dalla Procura retta da Maurizio de Lucia.

Le indagini, oltre a consentire di fare luce sul pestaggio del giovane, che lo stesso gip Fabio Pagana ha definito nell’ordinanza di custodia cautelare un vero “massacro”, hanno restituito molti spunti per delineare un intenso traffico di sostanze stupefacenti gestito dal gruppo criminale. Le intercettazioni telefoniche e ambientali, la visione delle immagini delle telecamere nascoste, i tantissimi appostamenti e i riscontri all’attività di spaccio, hanno delineato l’esistenza, spiegano gli investigatori, di “un’articolata associazione criminale, operante nel rione messinese di Santa Lucia sopra Contesse, dedita alla gestione di un imponente traffico di droghe di varie tipologie, destinate ad essere immesse sul mercato messinese”.

Con riferimento poi al pestaggio che ha dato il via alle indagini, è emerso come Matteo Fiore e Salvatore Arena abbiano fermato la vittima in strada per poi condurla a casa di Antonino Aloisi dove il ragazzo, per un debito per la fornitura di stupefacenti di appena 200 euro, è stato selvaggiamente picchiato. Il gip Pagana ha ritenuto i tre responsabili dei reati di lesioni personali aggravate ed estorsione ai danni del giovane brutalmente aggredito per recuperare quanto dovuto per l’acquisto della droga.

Ma gli investigatori della Mobile andando avanti hanno scoperto molto altro, ovvero un gruppo radicato a S. Lucia sopra Contesse che si era “specializzato” nel traffico di droga. Di questo sodalizio secondo gli inquirenti fanno parte, con il ruolo di capi-promotori, Fiore, Aloisi e Arena, che tenevano i contatti con le decine di acquirenti, reperivano la sostanza da immettere sul mercato dello spaccio e si rapportavano con i fornitori. Erano loro ad occuparsi dell’approvvigionamento della droga, attingendo peraltro, per le loro esigenze, a una pluralità di soggetti tra cui Angelo Arrigo e Valentino Chiatto, con il primo che è risultato a pieno titolo inserito nel gruppo. Ed era proprio nelle abitazioni di Arena e Aloisi, vero punto di riferimento per tutti, che veniva custodita quasi tutta la droga, e in alcuni casi anche venduta.

Il corriere di fiducia

Il ruolo di “corriere di fiducia” del sodalizio risulta ricoperto da Nicola Marra. Emblematico è un episodio avvenuto durate le indagini, quando Marra è sfuggito ad un controllo della Polizia disfacendosi di oltre mezzo chilo di marijuana, gettandola lungo la carreggiata dell’autostrada, nei pressi dello svincolo di Giostra. L’involucro è stato, poi, recuperato e sequestrato. Un altro componente del gruppo raggiunto dal provvedimento cautelare è Domenico Romano, la cui presenza è stata accertata all’interno dell’abitazione di Arena, dove Romano è anche rimasto da solo e, con una familiarità che non può non denotare uno stabile inserimento nell’associazione, ha ricevuto “clienti” a cui ha consegnato la droga custodita dagli altri membri del gruppo.

Organici all’associazione sono risultati poi secondo gli inquirenti anche Daniele Settimo, che era in stretti rapporti con Fiore ed altri componenti, e svolgeva attività di cessione di stupefacente nell’interesse del gruppo, custodendo anche significativi quantitativi di droga, e Carmelo Alati, che con i promotori del gruppo criminale intratteneva rapporti di “dare e avere” che alcune volte forniva lo stupefacente per lo spaccio e talvolta lo riceveva anche. Proprio Settimo, nel corso delle indagini, è stato arrestato con circa 20 chili di marijuana, così come Alati, fermato con circa 200 grammi di “erba”. Gli investigatori della Mobile durante le indagini hanno poi arrestato in flagranza altre due persone, rinvenendo e sequestrando oltre 80 grammi di cocaina e circa 5.000 euro in contanti.

Per l’operazione “Knock down” la Mobile ha lavorato anche con i colleghi di altri reparti della Questura di Messina e con quelli del Reparto prevenzione crimine per la Sicilia Orientale. All’attività hanno anche collaborato gli agenti della Polizia penitenziaria di un carcere dove si trovava già ristretto un indagato raggiunto dalla misura cautelare.

“Appare appena il caso di rilevare - si sottolinea dalla Questura - che l’azione investigativo-repressiva conclusa in data odierna si inserisce nell’ambito di una più ampia strategia perseguita dalla Squadra Mobile della Questura di Messina, condivisa e coordinata dall’Autorità Giudiziaria inquirente peloritana. Difatti, ormai da tempo, grande impegno viene profuso nel contrasto sia del grande traffico che dello spaccio minuto di sostanze stupefacenti, ed i risultati oggi conseguiti devono ritenersi legati da un’importante linea di continuità con i brillanti esiti di altre azioni investigative antidroga precedentemente concluse, non ultime le operazioni convenzionalmente denominate Tunnel, Predominio e Market Place”.

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