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Il risanamento incompiuto diventa "bomba ecologica" a Messina, il caso di Fondo Saccà

Bruciano i rifiuti dell’immensa discarica a cielo aperto. E dal rogo si sprigionano veleni

Non si possono lasciare le cose a metà. A Fondo Saccà ne abbiamo l’ennesima conferma. Lo sbaraccamento incompiuto si è trasformato in una bomba ecologica che da mesi e mesi non viene disinnescata. Un’immensa discarica di rifiuti a cielo aperto, ecco cosa sono diventate le macerie delle baracche, e ogni giorno si aggiungono nuovi orrori, a causa dell’inciviltà, dell’incuria e del mancato completamento delle operazioni di rimozione dei detriti.

Gli scheletri delle “casette” sono una polveriera e ieri qualcuno ha incendiato parte dei materiali e dell’immondizia accumulati negli spazi esterni. I vigili del fuoco, con difficoltà, hanno dovuto domare il rogo, da cui si sono sprigionate sostanze tossiche, che hanno ammorbato l’aria con i loro veleni.

Fondo Saccà è lo specchio delle attuali contraddizioni del Risanamento. Qui, dove vivevano 67 nuclei familiari, si è sperimentato il primo progetto di edilizia sperimentale in zone di sbaraccamento, l’ormai noto “Progetto Capacity”, derivante dal Bando per le periferie, al quale il Comune di Messina (in carica era la Giunta Accorinti) partecipò, grazie al supporto determinante della Fondazione di Comunità guidata dal prof. Gaetano Giunta, che ha finanziato la ricerca assieme alla Cariplo e alla Fondazione per il Sud.

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