Una denuncia al ministero delle Infrastrutture sull'inquinamento provocato dal traffico navale nello Stretto, un'istanza alla Corte Europea dei diritti dell'uomo per la discriminazione operata dallo Stato centrale contro la Sicilia che avrebbe avuto diritto, secondo i criteri dettati dalla stessa Unione Europea, a 41 miliardi dal Recovery Fund e che si trova invece briciole, tra vecchi finanziamenti (quelli "eternamente" stanziati per la linea ferrata Palermo-Catania-Messina) e nuove risorse destinate al potenziamento della flotta degli armatori pubblici (gruppo Fs) e privati.
Queste le novità emerse dal convegno su "Infrastrutture e ponte sullo Stretto" organizzato stamane a Palazzo Zanca dal Kiwanis Peloro in collaborazione con il centro di cultura Diodoro. A presentare la denuncia e l'esposto alla Corte Europea, il presidente della Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno, l'avv. Fernando Rizzo.
Al convegno sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Messina Cateno De Luca, la sindaca facente funzioni del comune di Villa San Giovanni Maria Grazia Richichi e il prorettore dell'Università di Messina Giovanni Moschella. Particolarmente interessanti le relazioni del prof. Enzo Siviero, uno dei massimi esperti di ponti a livello internazionale e dell'ing. Giovanni Mollica. Entrambi hanno puntato il dito contro la pervicace volontà del governo italiano di rinviare la scelta sulla realizzazione del ponte che è stata di fatto compiuta già dalla legge dello stato del 1971 e senza la quale non si può completare la costruzione del più complessivo sistema delle reti di trasporto fondato sui corridoi europei, in particolare quello scandinavo-mediterraneo.
La scelta scellerata di fermare il corridoio Berlino - Palermo a Salerno, secondo Mollica, ha condannato all'isolamento e alla marginalità Calabria e Sicilia, le Regioni più povere d'Europa e col più alto numero di disoccupati. E Siviero ha rincarato la dose: "ho parlato nella mia vita con tutti i più grandi progettisti di ponti al mondo e tutti si sono detti sempre stupiti del perché l'Italia non realizza la più grande opera sul suo territorio. Grande, non solo, ma meravigliosa, perché tutti i ponti sono simboli di unione, uniscono storia, civiltà, culture, uomini e donne, mezzi e soprattutto cuori. Solo in Italia può continuare a esistere uno pseudoambientalismo che avversa un'infrastruttura che rientra assolutamente nella transizione ecologica e accetta invece l'inquinamento micidiale provocato dal traffico aereo e da quello navale nello Stretto".
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