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Fermare l’agonia e l’impoverimento di Messina

La città, il suo presente e il suo futuro: non ci si può permettere più il lusso di dire no o “ni” ai progetti che possono dare la svolta

Due vetrine su tre chiuse. Saracinesche sbarrate per sempre. Cartelli vendesi o cedesi attività, in ogni strada del centro. E la miseria dilagante. L’area prospiciente l’ingresso del Teatro Vittorio Emanuele diventata dormitorio pubblico a cielo aperto. Le panchine della Passeggiata a mare, anche. E l’immagine del clochard assopito di fronte la grande nave da crociera non dà più l’idea – come sarebbe accaduto negli anni scorsi – di un forte contrasto, tra chi vive ai margini e chi può permettersi il lusso di una vacanza in giro per il Mediterraneo. No, ora quell’immagine unisce due volti della stessa medaglia, perché anche quella nave, al momento, è lì che dorme, parcheggiata, in sosta, nell’attesa che il turismo croceristico riparta, dopo gli effetti disastrosi della pandemia. Una delle poche voci positive dell’economia messinese, per ora, è spenta e quando arriveranno le navi, non porteranno ricchezza al nostro territorio, perché i percorsi saranno blindati, tutti in fila, tutti controllati, prelevati dai mezzi e riconsegnati a bordo senza quella libertà che ti consente di andare in giro per la città e di spendere in favore dei negozi locali.

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