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Messina, operazione "Provinciale": Lo Duca preferiva le “imbasciate”. LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Invece di parlare con i telefonini. Il boss privilegiava gli incontri diretti. E tutti si rivolgevano a lui per “sistemare i problemi”. Perfino per avere lo sconto... in un funerale

Invece di parlare con i telefonini preferivano le “imbasciate”. Erano più sicure. Il clan mafioso “ricreato” dal boss di Provinciale Giovanni Lo Duca da quando uscì di cella, era il 14 maggio del 2017, ha scritto la parola fine all’alba di ieri. Ma in questi quattro anni ne ha fatte di cose. Lo scrive il gip Maria Militello, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Nell’associazione ricostruita facente capo al Lo Duca è facile ravvisare i tratti della mafiosità, in quanto Lo Duca e i soggetti che orbitano attorno a lui sono riusciti ad avere il controllo del quartiere in cui operano, tanto che chiunque abbia un problema si rivolge al gruppo per ottenere una facile soluzione, senza ricorrere alle forze dell’ordine, e i partecipi commettono le azioni delittuose attraverso la forza dell’intimidazione».
Le indagini hanno dimostrato che faceva di tutto Lo Duca, come ai “vecchi tempi”: dava conto ogni giorno ai suoi associati, manteneva i carcerati rinchiusi e le loro famiglie, commerciava droga con Giovanni De Luca “u picciriddu”, gestiva le scommesse clandestine e il gioco d’azzardo assieme a Salvatore Sparacio, controllava la security in parecchi locali cittadini, programmava estorsioni. Ma soprattutto era purtroppo tornato a rappresentare quell’antistato a portata di mano a Provinciale e dintorni, per la più classica “voglia di mafia” che molti hanno per risolvere i loro problemi personali.
Nell’ordinanza di custodia c’è traccia infatti di gente che si rivolge a lui per le cose più disparate: motorini da recuperare dopo i furti o perfino per chiedere il permesso... di rubare in un appartamento del quartiere. Ma c’è dell’altro, addirittura chi si rivolge a lui per... ottenere lo sconto per un funerale. E Lo Duca dice alla sorella Anna di portare “l’imbasciata” al tizio delle onoranze funebri, per ottenere la riduzione del prezzo.
Il gip esplicita così questo aspetto, parlando di giustizia alternativa: «Lo Duca Giovanni e i componenti del suo gruppo - scrive -, hanno anche il controllo del territorio. In particolare Lo Duca cerca di risolvere i problemi di chiunque si rivolga a lui per riaffermare la forza e la credibilità del sodalizio, mostrando all’esterno di sapere trovare una soluzione. Assicurando una “giustizia” alternativa ed ottenendo così consensi. E la compagna di Lo Duca, Gugliandolo Tommasa, parlando con la cognata, Consolo Concetta, lamenta che Lo Duca Giovanni ha “troppi impicci, impicci di tutti si piglia! .... vanno tutti a chiedergli favori, tutti!.. quello che ha picchiato alla moglie; quello che ha picchiato al marito; quello che ha picchiato a suo figlio...”».
C’è poi l’aspetto del controllo dei locali e delle discoteche in città esercitato da Lo Duca insieme a De Luca. Ecco come lo descrive il gip: «... Lo Duca dava loro protezione ricevendo una remunerazione di trecento euro mensili, che gli venivano corrisposte tramite il Gangemi. Lo Duca e il suo gruppo, per la forza intimidatrice esercitata sul territorio, interferiva sulla gestione del servizio di sicurezza presso la discoteca l’Officina, consentendo all’associazione di ottenere profitti illeciti e affermando, al contempo, la propria forza. E, invero - scrive il gip -, non sembra che gli interessi del Lo Duca siano limitati all’Officina, in quanto Selvaggio Giuseppe (un pentito, n.d.r.), escusso a sommarie informazioni, ha riferito che sia Lo Duca sia De Luca si occupano della sicurezza in diversi locali, dal Palcó all’Officina al locale Mode sito a Larderia. In particolare, riferisce Selvaggio che la sicurezza formalmente è gestita dal Campisi, che è in possesso delle necessarie autorizzazioni, ma questi è costretto a fare ricorso a Gangemi Vincenzo, a Mazzitelli Piero e ad altri soggetti. La scelta non era affatto casuale o fiduciaria, ma era imposta, come riferisce Bombaci, che è stato avvicinato dal Lo Duca per inserire nel servizio le persone che gli aveva indicato Campisi. A conferma si segnala la conversazione del 24 marzo 2018 in cui Lo Duca Giovanni, parlando con Gangemi Vincenzo, riferisce di avere il controllo del servizio di vigilanza nei locali, tanto da predisporre una lista dei soggetti che avrebbero dovuto svolgere il servizio presso l’Officina e una lista di quelli che dovevano essere esclusi, in quanto ritenuti indegni».

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