Bisognerebbe alzarsi in volo, una volta nella vita, trasformarsi in un drone e librarsi tra l’azzurro del cielo e del male, per scendere in picchiata sui tesori della Falce, come un falco sulla preda. Ma un falco buono, che anziché avventarsi sulla vittima designata, viene per liberarla. Bisognerebbe guardarla, almeno una volta nella vita, prima da terra, poi dal mare, quindi dal cielo, quella donna sfatta e sfigurata, eppure ancora bellissima, strega dai filtri velenosi e fata turchina, che risponde al nome di Zona falcata. Ma non ci possiamo accontentare solo della poesia. E allora scendiamo giù, bruscamente, dopo questo volo bellissimo. E cominciamo a ragionare, su soldi, tempi, progetti, prospettive. Quello che non riusciamo a capire è che finora si è parlato di tutto, in relazione al grande Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma non della Falce. Nel Recovery Fund sembra si voglia mettere veramente tutto – fuorché le grandi infrastrutture che veramente cambierebbero le sorti del Sud e della Sicilia – , ma non c’è un cenno alla Zona falcata. Eravamo rimasti fermi a 10 milioni, euro in più euro in meno: quelli promessi dal presidente Nello Musumeci. Dieci milioni che la deputata regionale del movimento Cinque Stelle, la messinese Valentina Zafarana aveva cercato di vincolare in un’apposita voce di bilancio nella Finanziaria, ma l’emendamento è stato bocciato. Ora si attende di sapere se quei 10 milioni esistono davvero e fanno parte di una specifica delibera della Giunta regionale. Musumeci ha certamente altro per la testa, per ora, ma guai se il suo Governo dovesse rimangiarsi quell’impegno solennemente assunto qualche settimana fa. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Messina