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Messina, tempi duri per i bracconieri del mare: completate le barriere anti pesca a strascico

Che i bracconieri del mare avessero vita breve probabilmente ci credevano davvero in pochi. Ma lui, Giuseppe Sanò, l’ex consigliere di quartiere scomparso prematuramente, avrebbe sicuramente sorriso a battaglia vinta, vedendo l’ultima posa delle barriere contro la pesca a strascico e le strutture vitali per favorire il ripopolamento della fauna ittica. Ricordando, appunto, che quando ha iniziato, quasi in solitaria, la strada era davvero ardua.

Perché non solo bisognava fare interloquire tutti gli attori di questa vicenda, dal locale al regionale, ma seguire personalmente tutti gli step pretendendo risposte. Non per sé, ma per tutta una comunità che in un passato non troppo lontano viveva di pesca e si era ritrovata a fare i conti con un mare depredato.
Ma facciamo un passo indietro. Tutto cominciò nell’aprile del 2017 con una petizione che fu lanciata su Change.org, e che raccolse in pochissimo tempo 32 mila adesioni.

E spettacolare fu la prima manifestazione del mare del 20 maggio dello stesso anno, con una sfilata di barche inizialmente prevista tra Capo Peloro e Capo Rasocolmo che si fermò prima per il maestrale, ma che chiamò a raccolta ben 40 imbarcazioni provenienti anche dalla sorella Calabria. Un segnale forte per tutta la cittadinanza e un sogno visionario quello di Peppe, Capitan Peloro, che aveva davvero entusiasmato tutti: «Io e Giuseppe – ha raccontato il Rup del progetto Master, l’architetto Francesco Falcone –, ci vedevamo spesso e davvero la sua passione era palpabilissima. Tutto ha cominciato a concretizzarsi con un bando feamp e da quando ci è stato finanziato il progetto non vedevamo l'ora che prendesse vita.

Un iter abbastanza lungo, anche a causa del Covid, ma possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. I lavori, come è stato detto dall’assessore Dafne Musolino nella fase di start, che ha seguito il tutto, sono stati seguiti dalla ditta So.gemar, e dopo l’Epifania abbiamo cominciato la posa e abbiamo completato a febbraio sfidando condizioni meteo-marine avverse».

Un lavoro che si è concretizzato seguendo tutte le prescrizioni e che apre scenari davvero interessanti: «In Sicilia – continua il dottor Falcone – è davvero una novità, ma ora il nostro desiderio è coprire più km di costa chiedendo altri finanziamenti. Insomma, non è la fine ma l'inizio di un progetto di ampio respiro nel nome di Giuseppe che ha lasciato tracce indelebili e di tutti coloro che amano il mare».

Il prossimo passo è quello del monitoraggio affidato alla professoressa Nancy Spanò del dipartimento di Biologia marina dell’Università di Messina, partner del progetto che proprio in un incontro con l’assessore Musolino, che da subito si è dimostrata sensibile alle problematiche legate alla lotta alla pesca illegale, ha illustrato le modalità con cui metterà in pratica il piano di monitoraggio che sarà approntato a breve e che consentirà di monitorare il ripopolamento dell’intera area, ivi comprese qualità delle acque e stato di salute della Posidonia. Importante, inoltre, il possibile coinvolgimento della Fipsas che si è resa disponibile a collaborare all’iniziativa.

«Sono tasselli importanti – ha commentato Guido Beltrami, il progettista di Ferrara che ha donato il progetto – ma i meriti vanno tutti a Giuseppe che ci ha creduto sempre». Particolarmente commossa la compagna di Giuseppe Sanò, Noemi Florio, che ha sempre seguito il suo Peppe nelle sue battaglie e che ha scritto un poesia toccante: "Pensavate di esservi liberati di me? Vi sbagliate! Sono qui, sono presente a difendere il luogo più bello del mondo: Torre Faro. Dove sono nato, dove sono cresciuto e dove ogni brezza marina emana il mio amore indiscusso. Materna terra, io ti veglio e ti proteggo come l'angelo dei giusti, dei buoni e dei missionari. Sono qui e nei cuori di chi ha dato ascolto ai miei progetti e alla mia volontà".

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