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Messina, la drammatica beffa del destino. Ieri mattina Puleo non doveva essere a bordo della nave

Due suoi compagni di lavoro si sono immediatamente gettati in acqua per cercare di salvarlo, ma non c’era più niente da fare. Gaetano Puleo, 61 anni era originario di Torre Faro, il villaggio marinaro affacciato sullo Stretto e ultima propaggine di Messina. Ieri mattina non doveva essere su quella nave, ma il destino ha invece voluto che ci fosse. Abitualmente lavorava su un’altra motonave della flotta della Caronte & Tourist, ma ieri serviva sostituire un collega e il nostromo Gaetano Puleo si è presentato, con il consueto spirito di servizio, a bordo della “Elio”.

Poco prima delle 10 erano in corso le manovre con le quali la motonave viene fissata alla banchina. Le lunghe cime, di una dozzina di centimetri di diametro, vengono agganciate alle bitte sul molo. Quella sulla fiancata di sinistra della nave deve passare attorno allo scafo ed essere assicurata alla banchina che si trova dalla parte opposta. In base alla primissima ricostruzione di chi si trovava a bordo, sembrerebbe che la cima agganciata nella parte superiore della nave e che scendeva verso il mare, per una ragione da accertare, non sia andata subito in tensione. Cosa accaduta pochi istanti dopo e d'improvviso. La cima avrebbe colpito il nostromo scaraventandolo contro la parte superiore dell’apertura d’affaccio e poi in mare. Nel corso del pomeriggio la “Elio” è stata posta sotto sequestro, mentre è atteso il conferimento dell’incarico per l’esecuzione dell’esame autoptico. La famiglia si è affidata agli avvocati Claudio Calabrò di Messina e Enrico Vergani di Genova, esperto di diritto della navigazione.

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