«Veramente ho fatto tutte queste cose e sono sopravvissuta?». Il suo entusiasmo riesce a contagiare chiunque. Ma lei, la poliedrica Elisa Cerrito, classe 1985, giovane apicoltrice e imprenditrice agricola, ha lasciato una possibile cattedra universitaria per assistere giovani socialmente svantaggiati, mostrando loro che è possibile riscattarsi. «Sono cresciuta a Messina – ha raccontato Elisa – ma quando era possibile facevo sempre un salto dai nonni che vivevano a Motta d'Affermo e avevano diverse proprietà terriere. Per me e mia sorella questo è sempre stato il posto felice dove potevamo sentirci davvero libere».
Dopo il diploma decide di approfondire lo studio della storia dell'arte in chiave turistica intraprendendo il corso triennale in “Promotore turistico dei beni culturali e ambientali”. E dopo la laurea il master in "management turistico culturale": «Completatolo ho acquisito il titolo di dottore magistrale in "Turismo culturale" con una laurea in Geografia culturale, prezioso insegnamento che riesce a mettere insieme due grandi mie passioni: l'amore per l'arte e quello per il paesaggio. E grazie al dottorato di ricerca in "Turismo, territorio e ambiente" ho approfondito il tema assai caro dei beni culturali da valorizzare facendo una tesi particolare: sono andata alla ricerca di tutti i mulini ad acqua dei peloritani e dei nebrodi. Impresa ardua per molti».
Ma altre scoperte l'attendevano: «Ho mosso i primi passi nell' insegnamento universitario come docente a tempo determinato per i tutorati di Geografia culturale, ma nello stesso tempo ho cominciato da volontaria a organizzare trekking che permettevano ad una carovana di 15 ragazzi e 3 educatori, provenienti da Garlasco e appartenenti ad una delle comunità educative della Fondazione "Exodus Onlus" di don Antonio Mazzi, di conoscere le bellezze del mar tirreno da Messina a Palermo».
Elisa, viene attirata così dalla realtà dei più fragili, che hanno bisogno di conoscere la parte genuina della nostra società, e per questo alla fine del 2014 decide di fare i bagagli e partire alla volta di Garlasco dove durante i mesi estivi ha la possibilità di fare l'educatrice volontaria in comunità. Ma nel momento in cui le viene proposto di restare come educatrice effettiva, con il patto di acquisire il titolo di "educatore professionale", va in tilt pensando di dover tornare sui libri. E così rientra in Sicilia, prende tempo, e propone a sua sorella di volare in Australia: «Questo posto si rivela una terra di scoperta, ho la possibilità di lavorare in una farm, imparo bene l'inglese e soprattutto capisco ancor di più quanto sia bello stare a contatto con la natura». Tornata in patria continuano i trekking: «Ad un certo punto volevamo creare una comunità gemella a quella di Garlasco. E un bene confiscato alla mafia ci sembrava il posto ideale dove potesse sorgere. E io e la responsabile della "comunità madre" non stiamo nella pelle pensando al grande progetto. Ma nello stesso tempo ci viene in mente di organizzare una grande raccolta di olive». Detto fatto. La giovane riesce ad organizzare l'iscrizione di 10 ragazzi della carovana ad un corso di capo azienda, in un centro di formazione a Mistretta, e con tutta la gioventù intraprende la gestione di un grande uliveto durante la campagna olearea tra lo stupore generale: «I "miei" ragazzi mi invitano a diventare la loro educatrice e così alla fine cedo. Mi trasferisco a Garlasco e mi iscrivo nuovamente all' università per diventare educatrice per la Exodus che mi mette a capo dell' azienda zootecnica di Garlasco e delle terre. E nasce così “Il melograno”, riconosciuta nel 2017 dalla Regione Lombardia come “Fattoria Sociale” che realizza attività di carattere sociale, ludico e ricreativo e che viene selezionata da Coldiretti come esempio positivo».
Dopo un po' la Sicilia chiama e qui la giovane temeraria incassa il primo colpo non riuscendo a concretizzare il sogno di ridare vita a quel bene confiscato abbandonato, ma avanti facendo una vita da pendolare. Tra Sicilia e la provincia di Pavia: «Non so dove trovassi tutte queste energie. Ma non contenta mi metto a capo nel 2018 di un’azienda dismessa a Motta d'Affermo ormai da diversi anni a causa della morte di mio nonno Nino, mio mentore, che nel 2016 è stata devastata da un incendio che ha dimezzato l’uliveto secolare e il frutteto». I sacrifici di una vita della famiglia di Elisa non potevano andare in fumo e lei, che cento ne pensa e mille ne fa, conosce un giovane con cui condivide la passione per le api e pensa al passo successivo: «Presto ci siamo messi a capo di una squadra di instancabili apine. E dopo diversi corsi sul campo sono diventata anche apicoltrice esperta in Api Pet Didattica. Un mondo che ti permette di lavorare con i bimbi».
Elisa alla fine riesce a completare il puzzle e diventa anche sulla carta educatrice professionale e nella sua terra porta avanti il suo progetto. Oggi ha un' azienda agricola con doppia sede: Garlasco e Motta: « Oggi mi sento felice – conclude – anche se fatico il doppio. Da lontano continuo ad occuparmi di Garlasco, cerco di migliorare la sede di Motta d’Affermo, e lotto tutti i giorni con la burocrazia per non snaturare l’identità della mia azienda e valorizzare i prodotti agricoli frutto dell’operato di tutti il mio team». Prossima sfida? Aprire a Motta un laboratorio dove trasformerà i prodotti dell' orto, lanciandosi nella produzione di miele, salsa, marmellata e puntando su eccellenze come l'origano di Motta. Tra i migliori in assoluto.
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