E’ il giorno dei big a Montecitorio. Uno ad uno, tutti i leader delle principali forze politiche si siedono davanti a Mario Draghi. E al termine del secondo giro di consultazioni, è pressoché un coro di sì all’ex numero uno della Bce. Fatta eccezione per Giorgia Meloni, che conferma il posizionamento di FdI all’opposizione, e date per scontate le sfumature meno entusiastiche da parte del Movimento 5 stelle, che attende il responso degli iscritti su Rousseau per dire se entrerà a far parte della partita o meno, tutti i leader, da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini, passando per Nicola Zingaretti e Matteo Renzi (c'è anche Beppe Grillo, ma resta silente in pubblico), escono dai colloqui con il premier incaricato sottolineando i punti condivisi più che le perplessità. Non che dubbi e timori non ci siano, e attraversano più o meno tutti i partiti ma come dice il Cavaliere, «la gravità dell’ora impone a tutti di mettere da parte tattiche e calcoli e interessi elettorali per mettere al primo posto la salvezza del paese».
E così, parole e frasi come «Piena fiducia», «Totale sostegno», «Conferma della fiducia», «Assolutamente convinti nel sostegno», «Ci ha dato rassicurazioni, prosegue l’interlocuzione», risuonano nella Sala della Regina della Camera a favore di taccuini e telecamere. E’ soprattutto il programma di governo, che Draghi illustra nei suoi punti cardine alle varie delegazioni, a convincere anche i meno entusiasti. Dal sostegno al lavoro alla ripresa economica, dall’ambiente agli investimenti del recovery, il premier incaricato convince i partiti. Ma a farla da padrone è soprattutto il capitolo fisco. Già ieri con i partiti minori Draghi aveva inserito quella fiscale tra le tre grandi riforme - assieme a quella della giustizia civile e della Pubblica amministrazione - che saranno i capisaldi del Recovery. E persino la Lega di Salvini, da sempre sostenitrice della flat tax, plaude l’impostazione dell’ex uomo di Francoforte, che punta, riferiscono gli interlocutori, su un fisco progressivo ed equo, nessun aumento della pressione fiscale ma una incisiva lotta all’evasione. Solo Meloni ammette il «dispiacere» per il no alla flat tax, ma anche la leader di FdI non manca di sottolineare come positiva la rassicurazione che non ci sarà nessuna nuova tassa. E poi ancora il tema dei vaccini, da accelerare e estendere il prima possibile ai docenti. E anche l’ambiente, tra i pilastri del programma di governo.
Il segretario del Pd non presta il fianco alle polemiche sulla coabitazione con Salvini: «Pd e Lega sono e rimangono due forze alternative e penso che sia un approccio condiviso anche dalla Lega. Siamo e rimarremo forze alternative e per questo abbiamo detto nessun veto a prescindere. Il punto è verificare quale perimetro programmatico e parlamentare il governo dovrà avere, è la valutazione che deve fare Draghi ed è il cuore di questi colloqui». Infine, il segretario dem liquida l’ipotesi congresso. Parlarne ora «è marziano», rivendicando la forte unità del partito.
Lodi a Draghi anche da Salvini. «Piena fiducia in Draghi», afferma subito al termine del colloquio, parlando di incontro «intenso, utile e proficuo». Ribadisce che l’immigrazione non sarà un tema divisivo, perchè per lui l’importante è che ci sia un approccio europeo. Quanto al no alla flat tax, cavallo di battaglia dei leghisti, Salvini preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: nessun aumento delle tasse, alcuna patrimoniale, ma «piuttosto l’avvio di un tavolo per diminuire il carico fiscale a partire dall’Irpef». Salvini apprezza anche l’impostazione di Draghi sul Recovery. Infine, glissa su quota 100, «è in vigore fino al 31 dicembre, ne parleremo allora». Infine, chiudono i 5 stelle. Crimi elenca una serie di «rassicurazioni» ottenute da Draghi, a partire da «nessuno smantellamento» del lavoro fatto dal precedente governo sul Recovery e dal no al Mes. Passando per il rafforzamento del reddito di cittadinanza e la previsione di misure universali, fino al tema dell’ambiente. Ora la parola passa agli iscritti: «Contiamo nell’intelligenza collettiva per fare la scelta giusta», chiosa il capo politico M5s
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